C’è un’ala del mondo che ruota intorno alla Chiesa (di quanto accade all’interno, nulla ovviamente so) che si è messa alacremente al lavoro per rimuovere Benedetto XVI e il suo papato. Integralisti, atei devoti, pseudo-cattolici che si costruiscono le gerarchie secondo comodo e interesse, piccoli Torquemada che rincorrono grandi e piccoli favori facendo la predica non a chi non crede ma a chi crede in modo diverso dal loro.
Al netto delle speculazioni della galassia anticlericale, una delle realtà indiscutibili di questo papato è lo sguardo assai poco conformista, e per certi versi quasi rivoluzionario, sui problemi della curia e del clero. Non occorrono teologi o storici della Chiesa per capirlo, basta dare un’occhiata a pochi fatti.
Via Crucis del 2005 – il cardinale Ratzinger, nella memorabile meditazione al Colosseo, dice quanto segue: “”Non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire per la sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!”. E ancora: “Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa…”. Pochi giorni dopo il cardinale Ratzinger diventa papa Benedetto XVI.
Omelia delle Ceneri (13 febbraio 2013) – papa Benedetto XVI ha già rinunciato al trono di Pietro. Ma durante l’omelia dice: “Il profeta, infine, si sofferma sulla preghiera dei sacerdoti, i quali, con le lacrime agli occhi, si rivolgono a Dio dicendo: «Non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”» (v.17). Questa preghiera ci fa riflettere sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale”.