I numeri, quindi, e la pratica politica che i numeri impongono, ridimensionano gli slogan sia del fronte vincitore (libertà, sconfitta del comunismo e così via) sia della Cina, che ha accompagnato la marcia di William Lai con epiteti vari («piantagrane indipendentista» il più delicato) e con le abituali parole d’ordine sulla riunificazione di Taiwan alla Cina continentale. Nella realtà, poco dovrebbe cambiare rispetto a quanto abbiamo visto finora. Certo, Xi Jinping non rinuncerà alle sue pressioni: gli analisti già prevedono un’altra tornata di esercitazioni militari in primavera, quando a Taipei sarà celebrato l’insediamento di Lai. I funzionari di Pechino, poi, non mancheranno di far balenare qualche calibrata lusinga, soprattutto commerciale, ai leader degli altri partiti taiwanesi, quelli che possono decidere, in Parlamento, dell’approvazione o della modifica di qualunque legge.