PER FAVORE, DITE UNA COSA “DI SINISTRA”

Al bivio.

Premessa: non capisco e non condivido certi entusiasmi per Stefano Rodotà. Però mi domando a proposito del Pd: come si fa a fare una campagna elettorale all’insegna del “no” a Berlusconi e una campagna presidenziale all’insegna del “sì” a un accordo con Berlusconi? E sull’altra faccia della medaglia: come si fa a inseguire per un mese i grillini pur di fare un Governo e poi dire no al loro candidato al Colle, Rodotà appunto, che tra l’altro è stato pure parlamentare del Pd?

Al bivio.

E’ una cosa da schizofrenici della politica. E a me fa impazzire, non tanto perché non possa campare senza il Pd o senza Bersani, tutt’altro. Ma perché incarna alla perfezione quello che considero il vero dramma di questi anni: il panico, distribuito da Berlusconi e fatto proprio dalla dirigenza del Pd, di fronte a qualunque cosa non solo “sappia”, ma possa essere più o meno a proposito definita “di sinistra”; l’eterno timore di essere scavalcati “a destra”; l’affannosa rincorsa a Berlusconi, che è pur stato il massimo devastatore dell’economia, della cultura (istituzionale e non) e della dignità nazionale.

Basta vedere quel che è successo e sta succedendo nelle regioni amministrate dalla destra italiana (dalla Lombardia di Formigoni al Piemonte di Cota) per capire di che cosa parliamo. E questi del Pd sempre a farsi il problema di non essere definiti “comunisti”! Sempre a correre dietro alle scemenze inventate per riempire di fumo la testa dei militanti: la “questione del Nord”, che gli editorialisti del Corriere della Sera e la borghesia illuminata del Nord hanno brillantemente risolto consegnandosi a quei rubagalline della Lega; il federalismo, di cui nemmeno i leghisti, ormai disgustati dai pasticci di Calderoli, parlano più; le tasse e l’Imu, cavallo di battaglia di Berlusconi e Tremonti, sotto il cui Governo evasione fiscale e corruzione hanno intanto raggiunto i massimi storici (Corte dei Conti docet). E così via.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Per fare quattro riforme abborracciate e due conti di bilancio hanno dovuto chiamare Monti. La disoccupazione giovanile è ormai al 40%. L’anno scorso quasi 40 mila giovani tra i 20 e i 40 anni sono emigrati all’estero. Le istituzioni internazionali ci trattano da paria, e l’unica cosa che le preoccupa di più della situazione attuale è la prospettiva di un ritorno di Berlusconi al Governo, come dimostrano le buone vendite dei nostri titoli di Stato e la stabilità dello spread. In più, e questo vale non solo per noi ma per tutta l’Europa, a furia di temere i “comunisti” (anzi: i “comunisti!!!”), ci ritroviamo quelli di Casa Pound a dimostrare sull’uscio del Parlamento e una destra ovunque in ottima salute.

Ma quel che è peggio, è che la sinistra, pur di liberarsi di tanto ignomignosa nomea, ha permesso che fossero buttate nel cassonetto tante istanze che, nei Paesi civili, appartengono al dibattito politico comune, senza particolari appartenenze. Lavoro per i giovani. Pari opportunità. Diritto allo studio. Diritto alla casa. Tutela delle famiglie. Salario di cittadinanza. In Germania se ne parla tranquillamente, esattamente come tranquillamente il cancelliere socialdemocratico Schroeder varò quelle riforme che la destra nostrana non è mai riuscita nemmeno a immaginare. A Berlino, se parli di salario di cittadinanza nessuno ti dice che sei di sinistra o di destra. In Italia, invece, se parli di diritti sei automaticamente di “sinistra”. Con una destra che parla di “doveri” ma poi, come fanno i suoi grandi sindaci o i suoi consiglieri regionali, imbottisce le amministrazioni di amici e parenti o frega sulle note spese che poi gira a carico dei contribuenti.

Aver permesso tutto questo, anzi, essere diventato parte di tutto questo. Ecco il vero delitto politico che il Pd sta giustamente pagando.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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