Più ancora del risultato mi ha entusiasmato, delle elezioni per il sindaco di Milano, il chiaro sorpasso realizzato da Internet sulla televisione quanto a efficacia nella comunicazione politica. E’ la vittoria di un mezzo agile e poco costoso (la campagna di Pisapia è costata 1 milione di euro, quella della Moratti 12 milioni) su un moloch, al contrario, rigido e costosissimo; quella di uno strumento che presuppone la partecipazione attiva e intelligente dell’utente (non a caso si dice “navigare” sul Web) su un elettrodomestico che, al contrario, reclama la totale passività dello spettatore (spettatore, appunto, e non attore).
Ovviamente i segnali in giro c’erano, eccome. La Cina che cerca in ogni modo di mettere sotto controllo la Rete. Le rivolte del Maghreb propiziate e in qualche caso organizzate sui social network. Il G8 di Deuville consacrato appunto a Internet, tanto da essere chiamato E-G8, come e-mail oppure e-commerce. Ma vedere, qui e ora, il re della Tv in Italia, Berlusconi, assoggettare cinque telegiornali in un giorno e finire politicamente travolto dalle ironie di Facebook e dai video di YouTube, beh, dà il segnale che qualcosa sta cambiando anche nella nostra società.
Non sto ovviamente parlando di sinistra che vince e destra che perde, o viceversa. Sto cercando di dire che il mutamento globale ci sta investendo anche in questo settore, proprio come lo fa nel commercio, nelle energie alternative, nei flussi migratori e in ogni altro settore della vita sociale e individuale.
Proprio ieri, 31 maggio, in un convegno presso l’Università La Sapienza di Roma, è stato calcolato che Internet “vale” oggi in Italia più di 31 miliardi di euro, pari al 2% del Pil. Cifra che dovrebbe raddoppiare entro il 2015. Il che, oggi, vuol dire: poco meno dell’intera agricoltura (che “vale” il 2,3% del Pil) e già più dell’intero settore della ristorazione. C’è chi fa molto meglio di noi: la Svezia, che non ha Apple né Microsoft, ricava da Internet il 6,3% del Prodotto interno lordo. E gli Usa il 3,8%.
L’Italia, afflitta come al solito dalla sua grottesca paura del futuro, fa ogni sforzo per restare indietro. La banda larga? Chissà, vedremo. Da noi, la quantità di linee che consentono un download-upload a 10 Megabit al secondo è dell’89% inferiore rispetto alla media dell’Unione Europea. E il numero di persone che in Italia abitualmente usano Internet, non a caso, è del 50% più basso di quello degli altri Paesi europei. Quanto a coloro che non hanno mai usato Internet, beh, peggio di noi fanno solo Romania, Grecia, Bulgaria e Portogallo. Siamo forti, però, nella telefonia mobile, servizio che spesso si sostituisce con efficacia al computer ma a costi assai maggiori. E del Wi-Fi che cosa vogliamo dire? In quasi tutti i Paesi europei lo trovi ormai anche nei parchi pubblici, da noi è regolato da una vecchia legge repressiva del 1992. Si parla ora di una legge nuova ma le versioni di cui si discute sono piene di cavilli e di ostacoli per coloro (soprattutto esercenti di locali e ristoranti) che volessero installarlo.
Però nessun uomo è un’isola, e nessun Paese. L’onda arriva anche da noi, a dispetto di tutti gli argini. Le reti Mediaset e Rai (diciamo il gruppo Raiset), che il giorno dei ballottaggi non hanno dato notizia dei risultati mentre le cifre volavano sulla Rete in briciole di secondo, ci dicono due cose: o stanno uscendo, in quanto mezzo televisivo, dal flusso della comunicazione che conta; o si stanno trincerando nel ridotto di un pubblico abitudinario e passivo, convinto che ciò che non si vede in Tv non esiste, che rischia però di diventare un pubblico residuale e non più capace di incidere in modo decisivo nelle grandi scelte che ogni Paese prima o poi deve fare.
Caro Fulvio, concordo molto sulle tue osservazioni sulla crescente importanza della comunicazione via Internet, anche se ovviamente nella vittoria di Pisapia c’è anche dell’altro. Sono meno idealista di te sul web, che non è solo il luogo della partecipazione attiva e intelligente dell’utente, ma anche della spazzatura aggressiva sparsa a piene mani da idioti e arroganti di ogni risma. Sotto questo aspetto Internet è il massimo della libertà e della democrazia, ma è evidente che prima o poi, anche in vista della integrazione tra i due mezzi (Tv e Web) si porrà il problema del limite, della regolazione, o almeno della trasparenza della identità degli utenti, dal momento che ciò che si trova in Internet quanto a volgarità violenza ecc. fa apparire le nostre modeste Tv generaliste berlusconiane o meno, (tanto criticate quanto a distruzione dell’etica pubblica laica o cristiana), roba da educande. La tv ad esempio, non ha ancora usato i bambini per fare campagne politiche che di ironico hanno davvero poco, e che si trovano alla portata di tutti in You Tube e in Facebook, mica nei siti proibiti.
Indignez-vous? per niente (detesto l’indignazione) ma studiare il problema va fatto. Per il decadimento della società civile da Tv sapevamo con chi prendercela (Berlusconi, no?), ma per i danni morali (non parlo dei reati ovviamente) del Web a chi chiedere il conto, se nessuno ne risponde?
Ciao, a presto
Ps: per caso, sei sceso anche tu in piazza a cantare Bella ciao – :)?
Caro Fabio,
io non credo che il Web sia il luogo di ogni perfezione. Ma se lo paragoniamo (come io facevo) alla televisione… tu ti riferisci alle tante porcherie che circolano in rete, ma per completezza dovresti anche riferirti alle magnifiche cose che con la Tv non fai e non farai mai: leggere il New Yotk Times se ti va, fare una ricerca con tuo figlio usando Wikipedia, trovare su YouTube magnifiche poesie recitate dagli stessi grandi letterati che le hanno scritte. E poi, dai, quattro ragazzini che dicono cacca saranno proprio più terribili di un primo ministro che si impossessa dei telegiornali? Quanto a Bella ciao, No, non sono sceso in piazza a cantare. Tra l’altro sono stonato e non ero a Milano. Però, anche silente e lontano, che goduria.
Ciao, a presto
Fulvio