PRIMA DEL CLIMA, CAMBIAMO PACHAURI

Poiché chiedere non costa nulla, aggiungo il mio modesto auspicio affinché il professor Rajendra Kumar Pachauri, 50 anni, economista e premio Nobel per la Pace 2007 (insieme con Al Gore, ex vicepresidente Usa), lasci la presidenza dell’Ipcc (Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico) che detiene dal 2000, torni in India e si occupi dei propri affari e delle consulenze che offre a colossi come Toyota, Tata e Deutsche Bank. Insomma, faccia quello che vuole tranne che ciò che sta facendo adesso.

I ghiacciai del massiccio dell'Himalaya e la vetta dell'Everest.

I ghiacciai del massiccio dell'Himalaya e la vetta dell'Everest.

Su Pachauri si sono addensate fosche nubi da quando gli hacker scoprirono delle e-mail in cui alcuni scienziati dell’Ipcc cercavano di cancellare argomenti e prove contrari alle tesi più allarmistiche sul cambiamento climatico. Poi le previsioni grottescamente sbagliate, tipo quella del Rapporto 2007 che voleva i ghiacci dell’Himalaya sciolti entro il 2035, salvo poi sostenere che si trattava di un errore tipografico (sic!) e che la data giusta per il disastro era il 2350. Come se si potesse prevedere con certezza a una distanza di 3 secoli e mezzo, come se i sanculotti della Rivoluzione francese avessero potuto anticipare Internet.

Al centro, con gli occhiali: Rajendra Kumar Pachauri, dal 2000 presidente dell'Ipcc.

Al centro, con gli occhiali: Rajendra Kumar Pachauri, dal 2000 presidente dell'Ipcc.

Ora: la tesi centrale del lavoro dell’Ipcc è che il riscaldamento globale esiste ed è legato all’attività dell’uomo sulla Terra. Il Rapporto è firmato da 2.500 scienziati dei più diversi Paesi. Difficile pensare che siano tutti tonti o corrotti da interessi politici o economici. Anche perché l’interesse politico ed economico, come la recente Conferenza di Copenhagen ha dimostrato, va esattamente in direzione opposta: verso la negazione dell’emergenza.

Ma non è questo ciò che conta. La cosa importante è che per chiedere alla gente sacrifici in nome di un vantaggio collettivo e

Il logo dell'Ipcc.

Il logo dell'Ipcc.

futuro bisogna essere assolutamente credibili. Inattaccabili, da qualunque punto di vista. Il sospetto è che ci sia qualcosa di più grave. Ma se anche solo fosse un errore di battitura, come si può pretendere che le opinioni pubbliche siano sensibili, i Governi prendano misure, le industrie accettino costi maggiori, la disoccupazione magari cresca, per dar retta alle indicazioni dell’Ipcc?

Non è un caso, quindi, se tutti i sondaggi (di un paio, uno americano di Gallup e uno italiano, ho dato conto anch’io qui) portano a un unico risultato:

IPCC Report11

Una satira inglese sull'Ipcc. La didascalia dice: "Questa volta il cielo sta davvero per cadere".

la gente è sempre meno convinta che il riscaldamento globale sia un problema reale e urgente. Quelli come gli svizzeri del video che ho pubblicato sono sempre meno numerosi: ma … e se avessero ragione loro? E’ facile poi pensare che molti tra coloro che guardano al cambiamento climatico come a una bufala siano anche i più disponibili a praticare e tollerare comportamenti comuque dannosi per l’ambiente. D’altra parte, chi può avere fiducia in una Commissione che pubblicare, sulla famosa questione dei ghiacci dell’Himalaya, un documento così: “Nel redigere il paragrafo in questione, gli standard di prova chiari e ben precisi che l’Ipcc richiede non sono stati rispettati”. E chi avrebbe dovuto controllare? Il dottor Rajendra Kumar Pachauri. Che dunque deve prendere e andare: nessun “negazionista” ha fatto alla causa dell’ambiente e del cambiamento climatico tanto danno quanto lui.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Un Commento;

  1. fabio cangiotti said:

    Caro Fulvio, da scettico sulle mitomanie della tecnoscienza, che sono molte ed estese a vari ambiti, ti dò naturalmente ragione. La mia personale teoria , preso atto con umiltà che comunque con la Scienza (quella con la maiuscola si capisce) bisogna fare i conti, è che gli scienziati siano tanti, forse troppi per accontentare tutti quanto agli investimenti pubblici e privati, e che paghi il sensazionalismo e la categoria dell ‘eccezionale per farsi notare e finanziare, emergendo dall’anonimato e dal grigiore economico. In più, manca alla Scienza, come categoria gnoseologica, ciò che invece è ben presente perlomeno nella nostra religione, ovvero il concetto dell’Anticristo. La religione cristiana cioè prevede la possibilità che gli stessi strumenti che essa si dà, lo stesso nome di Cristo possano essere usati in modo subdolo e malvagio, in contrasto con i fini di liberazione dell’uomo che nascono dall’ alleanza con Dio. Nell’attuale adorazione generalizzata per tutto ciò ch si vuole “scientifico”, manca del tutto questa prudenza critica fondamentale.
    Eppure è la scienza ad aver costruito l’atomica…ed è la scienza che fa giochetti con la genetica..

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