MINISTRO SACCONI, HA PRESENTE L’ITALIA?

Giovani, scuola, lavoro. Lo so, è un rompicapo. Ma l’emendamento approvato dalla Commissione lavoro della Camera e presentato dal deputato del PdL Giuliano Cazzola (di suo eminente studioso del Welfare, saggista e docente di Diritto della Sicurezza Sociale a Bologna) in nome e per conto del ministro del Lavoro Sacconi, rischia secondo me di essere il classico rammendo peggiore del buco.

Apprendista

Che cosa prevede, allora, la nuova norma? Che i ragazzi di 15 anni possano completare l’iter scolastico obbligatorio (che li vuole studenti fino a 16 anni) con un anno apprendistato, cioè con un periodo di lavoro e formazione svolto in azienda. La base del ragionamento poggia su un problema reale: ci sono in Italia (vedi Rapporto Isfol 2009) 126 mila ragazzi tra i 14 e i 16 anni (5,4% del totale) che hanno finito la scuola media ma non studiano né lavorano (più probabilmente, lavorano in nero). In Europa solo Romania e Bulgaria hanno tassi simili di abbandono scolastico. Aiutarli a entrare in modo regolare nel mondo del lavoro, rispettando però l’obbligo della scuola fino ai 16 anni, è un nobile scopo.

In teoria. Perché poi sempre dell’Italia stiamo parlando, mica del mondo ideale. E nel Paese reale succedono alcune cose di cui è impossibile non tener conto. Per esempio: l’abbandono scolastico tra i 14 e i 16 anni è diffuso in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Anche nel Nord Ovest industrializzato riguarda comunque il 5% dei ragazzi. Chi dovrebbe assumerli, dunque, tutti questi ragazzi vogliosi di fare apprendistato e formazione in azienda? Inoltre: il 40% dei minori (dato che sale al 60% al Sud) appartiene a famiglie di reddito basso o modesto. Nell’interesse del Paese non sarebbe meglio aiutarli a qualificarsi con un titolo di studio, anche per favorire la mobilità sociale e il ricambio? Non è questo il Paese che soffre di un cronico deficit nella ricerca e nella formazione del personale qualificato, che penalizza anche il sistema produttivo? E poi: se tanti ragazzi abbandonano la scuola, non sarebbe logico intervenire sulla scuola, renderla più utile e attraente?

Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro.

Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro.

Giuliano Cazzola, studioso del Welfare e deputato del PdL.

Giuliano Cazzola, studioso del Welfare e deputato del PdL.

C’è, infine, il problema degli ipotetici datori di lavoro. Li avete letti i commenti? Stando al Corriere della Sera, il presidente di Confapi (cioè la Confederazione italiana della piccola e media industria privata) Paolo Galassi ha detto chiaramente come la pensa: “L’idea è buona ma non chiamiamolo apprendistato. Meglio chiamarlo anno sabbatico. Un quindicenne oggi sa a malapena leggere e scrivere. Non possiamo farci carico noi di quello che dovrebbe fare la scuola. E in più, pagare uno stipendio”. Lo capisco, al suo posto direi le stesse cose. Ma la sostanza è che questi “apprendisti-studenti” gli imprenditori li vogliono gratis e al netto da qualunque obbligo d’istruzione. L’esatto contrario di quanto ipotizzano il ministro Sacconi e il relatore onorevole Cazzola.

Per non parlare di un altro aspetto. Se le piccole imprese ragionano così, figuratevi come possono ragionare artigiani e liberi professionisti. Sono usciti i dati di settore, con questi risultati: mentre il reddito medio dei lavoratori dipendenti ammonta a 18.324 euro lordi l’anno, quello dei titolari di bar e ristoranti si ferma a 17 mila, quello dei meccanici a 15.400, quello dei negozi di articoli sportivi a 14.900, quello dei parrucchieri a 10.400. Macellai e negozi di alimentari arrivano fino a un astronomico reddito lordo annuo di 22.500 euro. E Sacconi vorrebbe andare da questi che, o evadono selvaggiamente il fisco o sono sull’orlo della bancarotta, a chiedergli di assumere ragazzi che non sanno fare nulla e in più contribuire alla loro istruzione?

Ammiro come sempre la capacità del centrodestra di dettare argomenti e tempi dell’agenda politica ma questa proposta mostra due formidabili contro-indicazioni. Si scontra in modo clamoroso con i meccanismi concreti, peraltro ampiamente “tollerati” dall’attuale Governo (vedi scudo fiscale), dell’economia reale. E rischia, sulla pelle dei ragazzi, di fare l’ennesimo favore alle categorie che sostengono l’attuale maggioranza politica, perché genera speranze (mio figlio non va a scuola, cerchiamogli un posto da apprendista) in classi sociali disagiate (famiglie in difficoltà, immigrati) che saranno ancor più incentivate a far mollare la scuola ai figli e ancor più costrette a subire le distorsioni del mercato del lavoro, in primo luogo l’offerta di lavoro nero o sottopagato.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Un Commento;

  1. giuseppe furfaro said:

    Onorevole Sig. Ministro Sacconi,
    Con piacere leggo qualcosa sull’apprendistato artigianale.La mia età e divenuta ottantenne troppo tardi per combattere, apparte la mia cultura letterata è 5°elementare,cosa voglio dire in questa mia,a 10 anni in calabria andai in sartortia per impare un mestiere,per cui oggi di quello che ho appreso ne sono felice potrei dire peccato che non sono riuscito a trasmettere ai giovani quello che ho appreso ragione alcune Leggi,siamo più chiari l’artigiano non riesce a pagare un alunno che di questo si tratta,e insegnare il mestiere oltre al fisco che valuta l’apprendista un guadagno per per l’impresa,ecco la ragione perche la bottega artigiana e sparita,quando un ragazzo va all’universita paga e se vuole raggiungere la meta deve studiare magari fuori corso chiama in causa i genitori,quando un ragazzo va in una bottega artigiana la prima cosa che chiede e quanto mi da di paga,il sindacato le proteggi e così si creano dei disoccupati,se capisco bene di quello che leggo,un anno di apprendistato,la mia opinione anche se il zagazzo e molto più inteligente di quello dei miei tempi,in un anno non può imparare un mestiere,tutti sappiamo che nella vita ce sempre da imparare,quindi un anno di apprendistato potrebbe provocare qualche inconveniente.Nel lontano 1974 presentai ai miei colleghi alle associazione artigiani ai partiti politici in un convegno dell’Alta Moda a Firenze un progetto ben dettagliato per la nascita di una bottega scuola,mi ricordo bene che il relatore mi disse,che per fare questo passeranno 20 anni (a indovinato)con questa mia voglio dirVi che sarei ancora disponibibe per riscrivere nuovamente quella documentazine e sottoporla al vostro giudizio e magare prendere i punti salienti per fondare una scuola D’ARTE E MESTIERI che il mondo a sempre bisogno DELL’ARTIGIANO.Grazi per la Vostra attenzione.
    Giuseppe Furfaro

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