UNA BUONA IDEA: MENO TASSE SUI REDDITI, PIU’ TASSE SULL’AMBIENTE

       Mi capita spesso, mentre procedo a passo d’uomo sull’autostrada o cerco di farmi largo all’ingresso di Milano per raggiungere l’ufficio, a sospirare: ma si può campare a ‘sto modo? E immagino di non essere l’unico a farlo. Ieri mi è venuta voglia di andare un po’ a vedere che cosa succede altrove, se anche in altri Paesi si levano dalle automobili pensieri sconsolati come i miei.
       Ho scoperto, ovviamente, che un po’ in tutta Europa siamo messi allo stesso modo. Ma mi sono imbattuto anche in dati e. soprattutto, in una proposta, che mi hanno fatto riflettere. A quanto pare, oggi il 72% degli europei vive concentrato in grandi aree urbane. Una tendenza di lungo periodo e ancora in pieno corso. Negli ultimi cinquant’anni, la concentrazione urbana della popolazione in Europa è cresciuta del 79% mentre la popolazione stessa è aumentata del 33%. E calcolano gli esperti che nel 2020 l’80% degli europei (italiani appunto compresi) vivrà in grandi città.
       L’urbanizzazione, ho scoperto, non procede in modo uniforme. Sulle coste, soprattutto, ma anche in montagna, avanza a un ritmo più spedito che in pianura. In ogni caso, produce mega-centri urbani che attirano un pendolarismo sempre più sviluppato: quelli come me che, poi, si domandano se si può campare a quel modo. Pendolarismo che ha il suo costo, anche in termini di ambiente: dal 1990 a oggi, il consumo di carburante per automobile, a parità di chilometraggio, è calato dal 10% grazie alle migliorie tecniche ma il consumo totale di carburante, nello stesso periodo, è cresciuto del 20%, proprio perché più gente prende la macchina ogni giorno.
       Ma non è tutto: per il solo fatto di esistere, le megalopoli cambiano non solo le nostre abitudini ma anche i nostri consumi. Alle persone che vivono in un posto e lavorano in un altro, servono automobili diverse, servizi diversi (per esempio, i centri commerciali, spesso con sala cinematografica interna, che punteggiano i suburbi), strumenti di comunicazione diversi, persino case diverse: quando abiti fuori vuoi un po’ di giardino, qualche albero, appartamenti o villette attrezzati in modo diverso. A questo va aggiunto il trend calante della popolazione europea e l’aumento dei single: il che vuol dire, più case più piccole e più “esigenti” in termini di gestione. Perché, ed è importante notarlo, la crescita dei centri urbani non è più trainata dalla crescita della popolazione, come nei secoli passati, ma dal puro e semplice mutamento degli stili di vita.
      L’utilizzo dell’ambiente, insomma, è diventato l’indicatore dei mutamenti profondi della società, del suo modo di essere, degli orientamenti che ne determinano il futuro. C’è qualcosa che si può fare? Certo non si può fare una politica sovietica, per cui si dice alla gente “adesso vivi qui” e si chiude il problema. Non ci si può abbandonare al catastrofismo ecologista, che spesso indica problemi reali ma propone soluzioni irreali. E dunque? A me è sembrata una buona idea quella espressa da Ronan Uhel, direttore del Gruppo di analisi spaziale dell’Agenzia Europea per l’Ambiente: meno tasse sul lavoro (cioè sulle persone fisiche), sulla produzione (cioè sulle aziende) e sugli investimenti (cioè sulle rendite) e nuove tasse, invece, sull’inquinamento e sull’uso non “compatibile” della terra, dei materiali non rinnovabili, nonché dell’energia e delle sue fonti.
       Certo, sentir parlare di tasse come al solito mette i brividi addosso. Però è una scommessa che forse si potrebbe tentare: se mi abbassassero l’aliquota sui redditi e mi imponessero, invece, un balzello perché la mia casa, faccio per dire, non è ben coibentata, potrei anche starci e forse avrei la sensazione di mettere i soldi non nel sacco bucherellato dello Stato ma in un “fondo” per la concreta difesa (anche) del mio benessere e del mio stile di vita.  O no?
 
 Sull’urbanizzazione in Europa, si veda il Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente: http://reports.eea.europa.eu/eea_report_2006_10/en
 
 
 
 
 
 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

2 Commenti

  1. stefania said:

    Ridurre le tasse sul reddito e aumentare quelle sui consumi, in particolare sui consumi inquinanti: è anche uno dei punti cardini del “Piano B3.0” di Lester Brown, pubblicato da Edizioni Ambiente. Lo sto leggendo in questi giorni. Mi sta sembrando illuminante e concreto e, per questo, mi permetto di raccomandarlo.

  2. Fulvio Scaglione said:

    Cara Stefania,

    grazie e buono a sapersi. Bisognerà dargli almeno una buona occhiata.

    ciao, a presto

    Fulvio

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top