E’ interessante quanto fa notare l’Ocse in un rapporto (Agricultural Monitoring and Evalutation 2011) appena pubblicato: le sovvenzioni statali all’agricoltura non sono mai state così basse. Nel 2010, infatti, il reddito delle aziende agricole è dipeso per solo il 18% dai contributi dei Governi, la quota minima degli ultimi anni.
Nei 34 Paesi Ocse (in sostanza, tutti o quasi i più sviluppati, Italia compresa) nel 2010 le sovvenzioni pubbliche agli agricoltori si sono fermate a quota 172 miliardi di euro. La tendenza complessiva è al calo, anche se le variazioni da Paese a Paese possono essere anche molto forti. Il record positivo spetta alla Nuova Zelanda, dove solo l’1% del reddito delle aziende agricole deriva da finanziamenti pubblici. Molto virtuosi sono anche Australia (3%) e Cile. Abbastanza virtuosi Usa (9%), Israele e Messico (12%) e Canada (16%), tutti sotto la media Ocse che è appunto del 16%. Sotto la media anche Brasile, Ucraina e Sudafrica.
Al rialzo, al contrario, i dati della Cina (dove il reddito da sovvenzione degli agricoltori è arrivato al 17% nel 2010, mentre era solo del 6% nel 1995) e della Russia, dove due anni consecutivi di crisi economica e uno di siccità hanno spinto lo Stato a intervenire: il reddito generato da contributi statali è oggi, per gli agricoltori russi, del 20%.
Nei Paesi dell’Unione Europea gli agricoltori sono largamente dipendenti dai contributi statali: 22% la loro quota del reddito. I Paesi più generosi nei confronti dell’agricoltura sono comunque ancora lontani da quella quota: i contributi statali generano il 47% del reddito agricolo in Corea del Sud, il 48% in Islanda, il 49% in Giappone, il 56% in Svizzera e il 60% in Norvegia.
Piuttosto deciso l’Ocse nell’indicare le ragioni della generale tendenza al calo: i Governi hanno ormai budget tiratissimi e non possono scialare; inoltre, dal 2008 i prezzi dei generi alimentari e dei prodotti agricoli sono cresciuti in molte regioni del mondo, rendendo dunque meno necessaria l’assistenza dello Stato.