RUSSIA: PUTIN E IL VECCHIO CHE AVANZA

Pensando alle elezioni di domenica prossima, è difficile non sbottare: Putin, ancora Putin, sempre Putin! Vladimir Vladimirovic Putin (almeno il patronimico fosse diverso…) era primo ministro già nel 1999, presidente già nel 2000. E come in un circuito chiuso, è ri-diventato primo ministro nel 2008 e lo ridiventerà nel 2012, pronto a ri-ri-diventarlo nel 2018.

Innegabile. Ma siamo proprio sicuri che la rigidità del sistema russo post-sovietico s’incarni nel solo Putin? Stiamo ai soli candidati che gli si sono opposti in questa tornata elettorale. Grigorij Javlinskij, del partito Jabloko: era vice-premier nel 1990 e si era candidato alla presidenza già nel 1996 (contro Eltsin) e nel 2000 (contro Putin). Gennadyj Zjuganov: anche dimenticando che negli anno Ottanta lavorava al Dipartimento propaganda del Pcus (Partito Comunista dell’Urss), nel 1993 fu tra i fondatori del Partito comunista di Russia ed è stato candidato alla presidenza dal 1996 a oggi ogni volta che si è votato. Vladimir Zhirinovskij: è da sempre il leader del partito nazionalista curiosamente denominato Partito liberal-democratico. Illustri protagonisti della perestrojka (per esempio Aleksandr Jakovlev) hanno raccontato che il Pld fu inventato dal capo del Kgb, Krjuckov, come specchietto per le allodole per i russi che volevano il multipartitismo. Comunque sia, Zhirinovskij è candidato in ogni elezione presidenziale a partire da quelle del 1991. Insomma, la gran novità di quest’anno sarebbe stata la candidatura dell’oligarca Mikhail Prokhorov: un miliardario che, in Russia, si butta in politica, sai che novità.

Tutto questo per dire che in Russia la figura di Putin, i suoi metodi, i suoi amici (e aggiungiamo noi, gli scarsi risultati dei suoi quattro anni come primo ministro) hanno di certo stancato molti; che quindi lo spirito critico è in crescita; che si è affacciata sulla scena una generazione di elettori che non hanno conosciuto l’Urss e presso i quali, quindi, il ricordo del passato non contribuisce a lenire i difetti del presente. Ma da qui a costruire un’alternativa politica il passo è ancora lungo. E la molto dibattuta questione dei diritti civili (e più in generale, di quella robusta quota di libertà individuali che i russi hanno accettato di mortificare in cambio di sicurezza e stabilità, e che ora rivogliono indietro) serve a risvegliare le coscienze e a mettere in difficoltà il potere costituito, ma non basta a indicare una prospettiva diversa da quella esistente.

Da quel 1990 in cui Putin cominciò a impadronirsi degli uffici del Cremlino, la “questione russa” non è cambiata di molto. La Russia è il primo esportatore mondiale di gas, il secondo di petrolio e il terzo di acciaio e alluminio. In altre parole, i russi campano rivendendo le ricchezze del loro territorio. Sono quindi esposti a ciclici alti e bassi che dipendono però, totalmente dagli altri Paesi: se questi sono floridi e comprano, i russi si arricchiscono molto; se questi sono in crisi e tagliano, i russi si impoveriscono molto. Infatti nel 2008-2009, per contenere gli effetti della crisi, la Banca centrale di Russia ha “bruciato” 200 miliardi di dollari, cioè un terzo della valuta pregiata che formava le sue riserve, a loro volta considerate le terze più cospicue al mondo.

Ci vorrebbe, per la Russia, un’economia meno petrolio-dipendente, un sistema capace anche di produrre e non solo di vendere. Putin, che doveva rimettere in sesto gli equilibrii sociali del Paese, ha scelto il certo per l’incerto, e ha badato soprattutto a mettere in sicurezza la cassaforte delle risorse. Ma non risulta che altri abbiano un piano migliore o più convincente. Certo non Javlinskij o Zjuganov o Zhirinovskij.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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