Provate a visitare il sito della comunità di Deir Mar Musa al Habasci (San Mosè l’Abissino), fondata vent’anni fa in Siria dal gesuita italiano padre Paolo Dall’Oglio: vedrete che ogni collegamento Internet è interrotto. La ragione è precisa: sul capo di padre Dall’Oglio pende un decreto di espulsione del regime di Bashar al Assad, che lo ha dichiarato “persona non grata”.
Il decreto è già operativo. A tenere il gesuita ancora in Siria è solo una fortunata circostanza. Lo ha spiegato lo stesso padre Dall’Oglio alla rivista dei gesuiti Popoli: “L’autorità civile, per rispetto dell’autorità ecclesiastica e dello status religioso del sottoscritto, ha affidato l’applicazione del decreto di espulsione al vescovo siro-cattolico di Homs. Ma il vescovo è in Brasile, non si sa ancora quando tornerà, forse tra una settimana, e questo per ora mi ha salvato. Si sta cercando una via di uscita”.
E’ chiaro che tutto è appeso a un filo, dalla sorte personale del religioso al futuro dell’intera comunità, nata dalle rovine (in senso letterale) di un antichissimo monastero scavato nella roccia e poi fiorita insieme con il rifiorire del monastero, restaurato per opera dello stesso Dall’Oglio. Si sa che il regime di Assad, dopo aver provocato quasi 4 mila morti in dieci mesi di feroce repressione, non è disposto a tollerare dissensi né critiche. Nemmeno, o forse soprattutto, quelli di una persona che conosce perfettamente il Paese, la sua lingua, la sua cultura e anche i sentimenti più profondi della gente.
La scusa per il decreto di espulsione è un articolo in inglese, pubblicato alla fine di luglio sul sito ora irraggiungibile della comunità, intitolato La democrazia consensuale (Democracy of consensus). Nell’articolo, padre Dall’Oglio conferma il suo impegno a costruire un dialogo tra le parti ora in lotta in Siria: un tentativo forse “ingenuo” rispetto alla ferocia messa in campo da Assad ma certo diretto a evitare ulteriori sofferenze al poplo siriano.
Ben difficilmente, inoltre, padre Dall’Oglio può essere considerato eccessivamente tollerante nei confronti di Assad. La sua proposta, culturale e politica al tempo stesso, prevede infatti un Presidente eletto con i voti dei due terzi del Parlamento . Il primo dei presidenti eletti con questo metodo, inoltre, dovrebbe avere un mandato limitato a tre anni. Basta ricordare che Assad figlio è succeduto ad Assad padre in pratica per via ereditaria, e grazie a una modifica improvvisata della Costituzione che prevedeva per il Presidente un’età maggiore della sua, per capire quanto una simile idea potesse essere sgradita al regime.
L’articolo di padre Dall’Oglio, tra l’altro, si concludeva così: “Credo che una Siria democratica sia possibile, ma il cambiamento non è realizzabile fino a quando continueranno la mancanza di libertà d’espressione e la violazione della dignità umana e dei diritti civili. Più le divisioni si accentuano, più armonia e pace si allontanano”.