MASI: 715.000 EURO L’ANNO E LA RAI CROLLA

In questi giorni si è molto parlato dei cachet milionari chiesti dallo scrittore Saviano e dal regista-attore Benigni per partecipare alla trasmissione condotta da Fabio Fazio. Cifre alte, per non dire altissime. Ma perché non parliamo dello stipendio del dottor Mauro Masi, classe 1953, laureato in Giurisprudenza, ex Banca d’Italia, ex Capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della presidenza del Consiglio, ex commissario straordinario della Siae e dall’aprile 2009 direttore generale della Rai nominato dall’attuale Governo?

Mauro Masi, direttore generale della Rai.

Mauro Masi, direttore generale della Rai.

Il dottor Masi prende 715 mila dei nostri euro l’anno per gestire la Rai. Sono lordi, ma immagino che la carica gli conceda una certa generosità per le spese di rappresentanza e relative note. Ma non è questo il punto. Gratificato da tale quantità di denari pubblici, il manager dovrebbe garantire in cambio un livello minimo di risultati. Purtroppo per lui e soprattutto per noi, non è così.

A fine 2010 il deficit aziendale dovrebbe superare i 120 milioni di euro. Qualcuno dice anche 130 chissà… Resta il fatto che il budget di previsione parlava di 116 milioni di passivo, quindi le cose vanno peggio di quanto previsto. Per il 2012 si parla addirittura di un passivo di 600 milioni di euro, se non interverranno cambiamenti (nell’unica forma possibile: una generosa donazione dello Stato, di nuovo coi soldi nostri). Molti rimproverano a Masi di non aver nemmeno iniziato ad applicare il piano di risanamento previsto per il triennio 2010-2012, con l’evidente conseguenza di riversare in due anni invece che tre il “taglia e cuci” (ma più taglia) necessario per rimettere in linea i conti.

La cosa buffa è che la Rai domina negli ascolti: nei primi dieci mesi del 2010 ha raccolto il 44% di share, contro il 38% del gruppo Mediaset e l’8% di Sky. Dovrebbe guadagnare molto, dunque. Invece no: la Sipra (la concessionaria di pubblicità Rai) ha avuto un incremento del 4%, contro l’8% in più di Publitalia, che lavora per una Mediaset molto staccata negli ascolti. Un bel mistero, no?

Certo che se tu, direttore generale di un’azienda, rompi le scatole ai tuoi dipendenti migliori e più redditizi (Santoro, Dandini, Fazio, per fare solo qualche nome) è difficile andar bene. Per dire: ve lo vedete voi Elkann che non lascia lavorare in pace Marchionne? O Berlusconi che mette i bastoni tra le ruote a Tremonti? Ma è proprio questo che succede, e al costo di 715 mila euro più spese l’anno.

Pare dunque lecito farsi una domanda. Il dottor Masi ci è o ci fa? In altre parole: è inadeguato all’incarico (a questo incarico, magari alla Siae ha fatto benissimo) o lavora (riuscendoci) per favorire Mediaset? Nell’uno come nell’altro caso, dovrebbe solo andarsene. E la smetta di tentare moralismi fasulli sul costo degli ospiti Benigni e Saviano. Piaccia o non piaccia (io, per esempio, non impazzisco per Saviano), l’uno e l’altro sono due celebrità mondiali, due star. Vanno pagati secondo le tariffe di mercato, il famoso mercato che tanto piace ai liberali italiani. Lei, invece, dottor Masi, chi è?

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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