L’Europa porge l’altra guancia? Forse no, ma intanto taglia le spese per la Difesa. Una decisione economica più che politica: la crisi mondiale ha colpito duro e anche questo settore è stato messo a dieta. La cura più drastica è stata decisa dalla Grecia, peraltro il Paese nelle peggiori condizioni generali. Atene ha ridotto del 25% le spese per la Difesa e ha annunciato il ritiro del proprio contigente dal Kosovo. Il Portogallo ha adottato misure di poco meno “cruente”, l’Austria ha tagliato del 10% (su un bilancio complessivo per la Difesa di 2 miliardi di euro), la Romania spende l’80% del bilancio di settore (alla Difesa vanno 1,8 miliardi) per gli stipendi dei soldati. La Germania, che per la Difesa spende 31 miliardi, ha deciso tagli per 4,3 miliardi, con la riduzione del personale militare di 40 mila effettivi più l’annullamento di programmi relativi all’aviazione e alla marina. La Francia (bilancio della Difesa: 32 miliardi) ha deciso di risparmiare 5 miliardi nei prossimi tre anni, la Gran Bretagna 7 in cinque anni sui 36,8 miliardi annui che oggi spende.
Anche l’Italia ha deciso di tagliare sulle spese militari. Con 190 mila soldati e un bilancio di 14 miliardi di euro, la nostra Difesa affronterà una riduzione del budget di 1,5 miliardi di euro. L’atteggiamento europeo, però, non è affatto imitato dagli altri Paesi, siano essi potenze militari per tradizione o per nuova vocazione. Il Congresso Usa ha approvato per il 2011 un bilancio di 726 miliardi di dollari che, anche al netto dei 159 miliardi che andranno a finanziare le guerre in Iraq e in Afghanistan, porta comunque a un aumento di23 miliardi di dollari. La Cina ha deciso un aumento degli stanziamenti per la Difesa del 7,5%, anche se molti pensano che il suo bilancio ufficiale del settore (78 miliardi di dollari) sia fasullo e vada almeno raddoppiato. L’India ha stanziato la cifra per lei record di 36 miliardi di dollari e la Russia, che pure nel 2009 aveva deciso tagli per il 15%, quest’anno non ha previsto di limare il budget di 36 miliardi di dollari. Nel campo degli armamenti, dunque, siamo di fronte a un mondo a due velocità.