TETTAMANZI, TROPPO IN GAMBA PER MILANO

Nell’Italia sempre più bieca e tetra che stiamo costruendo, nella Milano che ha fatto da culla al duo Berlusconi-Lega, avviene da tempo quanto non sarebbe tollerato in nessun Paese di normale civiltà: il sistematico linciaggio del cardinale Dionigi Tettamanzi da parte di un ceto politico di bassissimo livello e di modestissima preparazione culturale. In Francia il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, ostile alla politica di espulsione dei rom, è stato oggi ricevuto con rispetto dal presidente Nicolas Sarkozy; a Milano, che è la diocesi cattolica più grande del mondo, il cardinale Tettamanzi può essere svillaneggiato persino da un gorilla della politica come il leghista Salvini.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi con un lavoratore immigrato.

Il cardinale Dionigi Tettamanzi con un immigrato.

La grande colpa di Tettamanzi, agli occhi di questa gente, è di ricordare la necessità di un luogo di preghiera per i musulmani. Dico necessità non a caso: Milano è l’unica grande città europea (e credo del mondo) a non avere una moschea, nonostante circa 100 mila dei suoi cittadini siano di fede islamica. E questo in un Paese come l’Italia che, in Europa, è quello con la minore percentuale di popolazione musulmana (1,4%). Non siamo alla vigilia dell’invasione, quindi, e la costruzione di un luogo di culto e di preghiera sarebbe un gesto lungimirante e intelligente. Un modo di prevenire futuri problemi, perché con il nostro tasso di nascite (il più basso al mondo) e con l’indifferenza dei Governi verso le politiche familiari, è scontato prevedere che avremo sempre bisogno di una certa quota di immigrati.

Ma le posizioni di Tettamanzi sono troppo intelligenti per l’attuale ceto politico. Basta ascoltare le deliranti argomentazioni dei vari De Corato e La Russa (assessore alla Sicurezza: vi rendete conto, a Milano?), o le non argomentazioni della sempre più evanescente sindachessa Moratti. I leader della giunta milanese continuano a parlare di “ragioni di sicurezza”, criminalizzando così d’un botto 100 mila abitanti di Milano presso i quali, ogni giorno, la stessa comunità milanese fa la spesa, dai quali fa assistere gli anziani, ai quali chiede di costruire i palazzi dell’Expo. Quando proprio le “ragioni di sicurezza” chiederebbero di disinnescare una potenziale ragione di scontento e di rivalsa.

Ho detto “potenziale”, ora aggiungo legittima. Da sette anni, con questa o quella scusa, la Giunta cittadina nega, ovunque e comunque, il permesso di edificazione alla moschea. In tutto questo ci sono due sole motivazioni in qualche modo pertinenti: il brutto precedente della moschea di viale Jenner, in cui sono stati ritrovati personaggi collusi con l’estremismo terrorista islamico; e la difficoltà di trovare un interlocutore valido in una comunità come quella islamica, frammentata all’inverosimile. Ma le questioni criminali sono di pertinenza delle Forze dell’ordine, che infatti sono intervenute; e l’interlocutore valido si trova solo se lo si cerca. In ogni caso, varrebbe la pena di lavorare su questo tema, che investe i diritti di decine di migliaia di milanesi musulmani e potrebbe coinvolgere, se non risolto, la sicurezza di tutti gli altri milanesi.

La Giunta, invece, preferisce affidarsi ai soliti quattro slogan di stampo leghista, sperando forse che nel frattempo la globalizzazione cessi di esistere, il tasso di nascite nelle famiglie italiane s’innalzi, i nostri anziani non abbiano più bisogno di badanti. Sposando, intanto, la causa dell’onesto Gheddafi e dei suoi lager per immigrati. E, in buona sostanza, lasciando scivolare l’Italia in una mentalità che definire provinciale è fin troppo ottimista. Dispiace soprattutto che gli insulti a Tettamanzi piovano nella quasi completa indifferenza del mondo cattolico italiano (per esempio dell’eroica Comunione e Liberazione, così forte in Lombardia) che, avendo evitato i Dico e i Pacs, sembra convinto di aver risolto tutti i problemi. Suoi e del Paese.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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