PRIMO MAGGIO: CI SALVERANNO I NONNI

Si torna a parlare di lavoro, anzi, di non lavoro. Il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto l’8,8%, dopo essere cresciuto dell’1,4% dal maggio 2009. Sono senza lavoro, in Italia, quasi 2 milioni e 200 mila persone. Poiché la media dei senza lavoro, nei Paesi dell’Unione Europea, è del 10% (eccezione positiva la Germania, passata nel 2009 dal 7,4 al 7,3%), riesce facile al Governo sostenere che da noi le cose vanno meglio che altrove. Ma siamo sicuri che sia proprio così?

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Certo, in termini assoluti il dato è inconfutabile. Il problema sta nel fatto che quel dato, da solo, non dice tutto. Per avere una fotografia più definita della società italiana bisogna completarlo con altri. Almeo questi:

  • Il tasso di attività, cioè il rapporto tra la popolazione che è nell’età da lavoro (15-64 anni) e quella che davvero lavora. Il tasso di attività in Italia è tra i più bassi d’Europa: circa il 57%%. Vuol dire che da noi, su 10 persone in età da lavoro, meno di 6 hanno un lavoro. Siamo circa 10 punti sotto la media dei Paesi più sviluppati, al livello di nazioni come Malta, la Polonia o l’Ungheria.
  • La bassa percentuale di donne italiane che lavorano fuori casa. In Italia siamo intorno al 46% (quasi 22 punti percentuali meno degli uomini, fermi al 67,6%), più indietro di noi ci sono solo Malta e la Grecia del tracollo finanziario. Le donne occupate sono del resto calate del 4,8% nell’ultimo anno.
  • L’enorme disoccupazione giovanile. E’ senza lavoro il 27,7% dei giovani tra i 15 e i 24 anni (si sfiora il 40% nelle regioni del Sud), contro una media europea del 20,6%. I giovani italiani senza lavoro sono aumentati di quasi il 3% nell’ultimo anno.

  • Così delineato, il ritratto sociale della nostra Italia invoglia un po’ meno a sentirsi più furbi degli altri
    . La prima risposta del mercato del lavoro ai momenti di crisi è sempre quella: sbarazzarsi delle categorie più deboli. Rendendo la vita dura alle donne che hanno famiglia e quindi invogliandole a mollare il lavoro fuori casa. Oppure rifilando una bella pedata ai giovani, dopo aver riempito le televisioni di chiacchiere su quella che viene chiamata “flessibilità” mentre è un precariato fisso, concepito proprio per fornire alle aziende una massa di manovra sostanzialmente indifesa.

    La realtà è sempre quella: la nostra classe politica favoleggia di scenari futuri, di uguaglianza o di liberalismo, ma alla fine dei conti la soluzione unica è scaricare tutto sulle famiglie e sulla loro capacità di fare rete e di accollarsi costi che sarebbero “sociali” e invece diventano privati. Un recente studio Ires ha calcolato in oltre 18 miliardi di euro (pari all’1,2% del Prodotto interno lordo dell’Italia) il valore a prezzi di mercato dell’aiuto che i 6,9 milioni di nonni forniscono ai figli occupandosi dei loro figli, cioè dei nipoti, cosa che avviene nel 64% dei casi. Ed è solo un esempio. Potremmo parlare della tassazione, di quel “quoziente familiare” (cioè la divisione del reddito per il numero dei componenti della famiglia) di cui ogni Governo fa menzione nel programma senza poi far nulla di concreto. E’ stato calcolato che con il “quoziente”, 11 milioni di famiglie italiane risparmierebbero tasse (in media) per almeno 800 euro l’anno. Lo Stato, però, incasserebbe 3 miliardi di euro in meno, cioè la bella cifra in più che esce ogni anno dalle nostre tasche.

    Ciò che emerge è il ritratto di una società bloccata su se stessa e sulle proprie tradizioni, incapace di riformarrsi, di modernizzarsi, e sempre più costretta a non cambiare. si ciacia tanto di riforme ma più tempo passa, più saremo costretti ad affidarci alla lobby dei pensionati perché non salti tutto. E poi se la prendono con i bamboccioni…

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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