EUROPA: SOLE DI SPAGNA, VENTO DI SVEZIA

Che ne direste di una gigantesca griglia che porti in Polonia l’energia solare prodotta in Spagna o in Austria quella eolica prodotta in Svezia? Un progettino da niente ma forse l’unica strada per arrivare all’obiettivo che l’Unione Europea si è data, cioè arrivare entro il 2050 a una riduzione dell’80% delle emissioni con effetto serra rispetto alle quote rilevate nel 1990.

L'installazione di pannelli solari sul tetto di una casa.

L'installazione di pannelli solari sul tetto di una casa.

Questa è l’ipotesi che la European Climate Foundation, un’organizzazione no profit finanziata da una serie di enti benefici e con sede all’Aja (Olanda), ha ufficialmente presentato Guenther Oettinger, commissario europeo per l’Energia, e a Connie Hedegaard, commissaria europea al Clima, in uno studio corposissimo intitolato Roadmap 2050: a practical guide to a prosperous, low-carbon Europe (Roadmap 2050: guida pratica a un’Europa a basso consumo di carbone).

Lascio ai lettori più curiosi la vasta messe di particolari tecnologici e calcoli finanziari che lo studio propone. Per esempio che la produzione di energia elettrica, muovendo verso un sistema produttivo a limitato impiego di carbone, costerebbe un 15% di più in una prima fase, per costare un 25% in meno una volta a regime. Che intorno al 2020 potrebbero essere creati tra 300 e 500 mila nuovi posti di lavoro in Europa. Che la domanda di combustibili fossili potrebbe calare tra il 60 e il 75% entro il 2050. E poi l’installazione in Europa, nei prossimi 40 anni, di 5 mila chilometri quadrati di pannelli solari (per metà installati sui tetti), la stesa migliaia di chilometri di cavi elettrici ad alta portata, l’introduzione sul mercato di decine di milioni di veicoli elettrici. La costruzione entro il 2040 di un centinaio di reattori nucleari. Il miglioramento del 2% l’anno dell’efficienza energetica in tutto il continente.

Può sembrare fantascienza. Ma quel che trovo più interessante è il duplice assioma su cui si basa lo studio: tutte le tecnologie necessarie per eventualmente applicare la Roadmap energetica sono già pronte e in commercio; il futuro energetico dell’Europa può essere impostato solo su un mix di energie alternative al carbone e ai combustibili fossili, dal vento al sole all’atomo.

Il primo assunto offre al progetto una dimensione più realistica: non occorre inventare niente, non dobbiamo rivoluzionare il nostro sistema di vita. Dobbiamo però applicare con saggezza e lungimiranza le capacità tecnologiche che abbiamo sviluppato nel corso dei secoli. Il secondo, però, gli dà una dimensione decisamente politica: il mix di fonti energetiche può essere costruito solo mettendo insieme, a livello comunitario, le diverse risorse dei diversi Paesi. E per renderle davvero produttive e convenienti, bisogna metterle in comune. Ciò significa ridurre le pretese e le ambizioni nazionali e rendere davvero trasparenti i residui confini, perché un cavo che porta la corrente prodotta dal sole in Spagna non può fermarsi al confine con la Francia o con l’Italia. E se anche questo pare illusorio, possiamo consolarci con una constatazione: l’Europa dei De Gasperi, Schumann, Adenauer nacque sulla spinta degli ideali ma anche con l’incentivo della necessità. Ora ci manca un po’ dei primi ma abbiamo tanto della seconda. Chissà…

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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