Ambientalisti o no, non vi pentirete di aver dato un’occhiata all’ultimo rapporto dell’Istat, quello intitolato Censimento delle risorse idriche a uso civile. E’ pieno di dati sul consumo di acqua nel nostro Paese e, soprattutto, ci aiuta ad avere le idee un po’ più chiare sul valore di un bene primario di cui disponiamo con l’inevitabile noncuranza di chi non ne ha mai patito la scarsità. Per esempio, fa un po’ impressione sapere che ogni italiano consuma 250 litri d’acqua al giorno (dati 2008). E che il consumo, nel nostro Paese, è cresciuto del 2,6% rispetto alla precedente rilevazione (2006) fino a raggiungere i 9,1 miliardi di metri cubi per il solo uso potabile.
La ricerca Istat ha il suo freddo linguaggio scientifico, dietro il quale però s’intravvede un’Italila assai concreta e, ovvio, simile a quella che noi cittadini sperimentiamo ogni giorno. Sarebbe abbastanza facile indovinare quali sono le regioni che, anche per ragioni geografiche, erogano più litri d’acqua ai loro cittadini: Valle d’Aosta (340 litri al giorno per persona), Trentino Alto Adige e Lombardia (310), Lazio (305), Liguria (290), giù giù fino alla Puglia con 170. Ma saremmo altrettanto abili nell’individuare regioni e zone colpevoli del maggior spreco d’acqua?
Intanto, una premessa: siamo proprio degli sciuponi. Nel 2008, in Italia, per erogare 100 litri d’acqua ne sono stati prelevati e immessi nelle condotte ben 165 litri, cioè il 65% in più. Un disastro, ma anche un lieve miglioramento rispetto al 2005, quando la quota in più era del 67%, e al 1999, quando la quota in più era del 68%. Lo spreco in parte è dovuto a quasi ineludibili esigenze tecniche (mantenere la pressione nelle condutture, rifornire anche i consumatori all’ingrosso di acqua come le industrie alimentari), ma anche allo stato penoso di molto acquedotti e ai prelievi illegali e non autorizzati.
C’è poi il capitolo della dispersione in rete dell’acqua potabile, fenomeno che nel 2008 ha raggiunto in media il 47%. Il peggio avviene al Sud e al Centro, per la precisione in Puglia, Sardegna, Abruzzo e Molise, dove per ogni 100 litri d’acqua potabile ne vanno persi altri 80. Ma sopra la media nazionale ci sono pure il Friuli Venezia-Giulia (68 litri dispersi) e la Valle d’Aosta (49). Se poi guardiamo alle città con più di 200 mila abitanti, i valori sono ancora più schiacciati: Bari ha il più alto tasso di spreco d’acqua potabile (per arrivare a erogare 100 litri ne vengono immessi 106), seguita da Palermo e Trieste (88 e 76 litri in più). Catania, Roma, Napoli, Torino e Padova hanno dispersioni di rete oltre il 50%; Venezia, Milano, Firenze e Bologna sotto il 35%.