Tutti gli anni, a Pasqua, la Chiesa cattolica propone la Colletta per la Terra Santa. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha invitato i fedeli a offrire “la preghiera, la partecipazione vigilante e la concretezza della generosità”. Sembra, la colletta, un vecchio arnese caritativo ma è invece, soprattutto se applicato alla Terra Santa, di uno strumento rivoluzionario. E non a caso, secondo me, il cardinale ha fatto nel documento un così esplicito richiamo alla “concretezza”.
Vale la pena, a questo punto, di fare il classico passo indietro e ricordare i dati che il Patriarcato latino di Gerusalemme, amministrato da Sua Beatitudine monsignor Fouad Twal, ha diffuso pochi giorni fa. La Terra Santa si estende su tre Stati sovrani (Israele, Giordania e Cipro) e sull’entità autonoma chiamata Palestina. I cristiani sono:
GIORDANIA 200 mila (di cui 50 mila latini, cioè fedeli a Roma)
ISRAELE 120 mila (27 mila arabi latini e 300 latini di lingua ebraica). Si calcola che in Israele siano più di 50 mila i lavoratori arrivati da filippine, Romania, Sri Lanka. A questi si aggiungono 5 mila sudanesi (rifugiati politici) e circa 40 mila russi di origine cristiana immigrati in Israele come ebrei.
PALESTINA 54 mila (18 mila latini).
In totale, dunque, il numero dei cristiani arabi (cioè, dei cristiani autoctoni) è di 374 mila (95 mila di rito latino).
CIPRO La maggior parte dei cristiani è ortodossa, circa 770 mila. I cristiani latini sono 6 mila. I musulmani circa 200 mila.
Se si prende in esame la popolazione totale di Israele, Giordania e Palestina si scopre che gli abitanti totali sono 16 milioni, dei quali 10 milioni sono musulmani, 5,5 milioni ebrei e meno di 400 mila, appunto, i cristiani. Il destino di questa piccola minoranza si decide in tanti modi: co il sostegno politico, la fratellanza religiosa, la tutela dei diritti. Ma un modo sicuro per aiutarli è, appunto, quello della “concretezza nella generosità”.
In Terra Santa le parole valgono poco. E’ una terra tormentata dalla lotta ormai secolare di due popoli e di due maggioranze. I cristiani sono il terzo incomodo: sono arabi agli occhi degli ebrei israeliani e sono cristiani agli occhi degli arabi musulmani. La sorte di tante famiglie e di tante persone si decide, molto spesso, in base alla possibilità di avere un lavoro. Tantissimi giovani decidono se sposarsi o meno sulle probabilità di trovare una casa. Molte madri pensano a lasciare la loro patria sull’idea che i figli possano essere curati decentemente e andare a scuola con regolarità. Costruire una casa pretende della terra, e ogni metro di terra, laggiù, è una conquista. L’esodo dei cristiani è provocato dalla guerra. La loro permanenza dalla misura in cui riescono a mettere a frutto la pace.