GHEDDAFI 2: LA DITTATURA CONVIENE

… Questa è la parte che vediamo noi, semplici cittadini. La realtà dietro le quinte è un po’ meno consolante. Non mi riferisco alla solita campagna di propaganda, al fritto misto di verità, mezze verità, bugie e balle colossali che certi media servono con implacabile regolarità. Per esempio, diffondendo senza batter ciglio dichiarazioni come questa di Silvio Berlusconi: “”Su quei barconi di persone con diritto di asilo non ce n’è praticamente nessuna, lo dicono le statistiche”, quando invece il 75% degli immigrati arrivati dal mare nel 2008 ha chiesto asilo politico e il ministero dell’Interno lo ha concesso al 50% di quelli che lo hanno chiesto.

Silvio Berlusconi accoglie il colonnello Gheddafi in visita di Stato a Roma nel 2009.

Silvio Berlusconi accoglie il colonnello Gheddafi in visita di Stato a Roma nel 2009.

E nemmeno mi riferisco al fatto che la politica dei respingimenti è in palese contraddizione con la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, varata nel 1951 e firmata anche dall’Italia: agli italiani tutto questo non interessa, loro sono felici di farsi turlupinare con la favola del blocco all’immigrazione clandestina, che invece prosegue allegramente da Est con ritmi assai superiori a quelli “africani”. Giustificati anche dal fatto che la sortita italiana è stata ampiamente “compresa” dagli altri Paesi europei: non una voce si è alzata per criticare l’Italia e la stessa Unione Europea, che aveva decretato un embargo contro la Libia dal 1992 al 2004, si è precipitata a ipotizzare una serie di accordi con il Colonnello, proprio in tema di immigrazione, che ricordano quelli già siglati dal nostro Governo.

Due camion carichi di immigrati clandestini fotografati nel deserto libico prima di essere intercettati.

Due camion carichi di immigrati clandestini fotografati nel deserto libico prima di essere intercettati.

Anzi: Gil Arias-Fernandez, vice-direttore di Frontex (l’agenzia europea che si occupa del controllo delle frontiere dell’Unione), si spinse a dire, dopo una delle operazioni di respingimento, che “sulla base delle nostre statistiche, possiamo dire che gli accordi tra Italia e Libia hanno avuto un impatto positivo. Dal punto di vista umanitario, un numero minore di vite è stato messo a rischio grazie al minor numero di partenze. La nostra Agenzia, però, non può confermare se il diritto alla richiesta di asilo e gli altri diritti umani vengono rispettati in Libia”. Tradotto dal burocratese: tutto bene, anche se non sappiamo che fine fanno i disperati dei barconi una volta che li rimandiamo da Gheddafi.

Non male. Anche perché sono in molti a sapere ciò che Arias-Fernandez dice di non sapere, e cioè come vanno le cose in Libia. Punto primo: la Libia non ha una legge che regoli il diritto all’asilo. Anzi: il dittatore Gheddafi, in un certo senso come il primo ministro Berlusconi, sostiene che nessuno di questi migranti cerca asilo perché sono persone “che non hanno identità politica, pensano solo che tutta la ricchezza sta a Nord e vogliono raggiungerla”. Curioso: voi direste che un somalo che vuole sfuggire alla tirannia dei fondamentalisti islamici shabab non ha diritto all’asilo politico? O un eritreo sfuggito ai campi di concentramento del tiranno Afeworki, finanziatore del terrorismo islamico? O un cristiano nigeriano che non vuole morire negli scontri tribali a sfondo religioso (l’ultimo ha fatto 500 vittime)? O un sudanese che cerca scampo alla dittatura del tiranno genocida Hassan al Bashir? E se anche fosse solo una questione di benessere? Sono sempre le peggiori dittature a disastrare l’economia dei Paesi africani.
E con questo, ecco un diritto civile che in Libia non esiste. Non esiste il diritto ma, altro fatto curioso, esistono i rifugiati. L’Unhcr (l’Agenzia dell’Onu per i profughi e i rifugiati) ha una sede con 28 persone a Tripoli. Funzionari che, pur in mancanza di un accordo ufficiale tra le Nazioni Unite e la Libia, visitano i 7 campi di raccolta per gli immigrati illegali e, nel tempo, sono riuscite a far riconoscere come aventi diritto all’asilo centinaia di persone, per esempio eritrei poi accolti in diversi Paesi europei.

(2.continua)

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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