Tra meno di un mese saremo in piena Conferenza di Copenhagen. Non sentiremo parlar d’altro che di riscaldamento globale, tutela dell’ambiente, pianeta in pericolo, profughi ambientali. I Governi faranno promesse, i leader avranno il volto preoccupato. Gordon Brown, Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Barack Obama ripeteranno che occorre uno sforzo comune per rimettere in sesto la casa comune. Però…
Però, che cosa pensa la gente? Mi pare utile consultare adesso, prima che esploda il baraccone mediatico, il sondaggio che il Pew Research Center di Washington ha realizzato alla fine di ottobre. La maggioranza degli intervistati (cioè il 57%) ritiene che esistano “prove sicure che la temperatura media sulla Terra è aumentata negli ultimi decenni”. Ma la stessa risposta veniva data dal 71% degli intervistati nell’aprile del 2008 e dal 77% nel 2006 e nel 2007. Sempre meno convinti, dunque, nel rispetto di una tendenza cominciata ben prima di ottobre. Già in marzo, per esempio, un diverso sondaggio di un altro prestigioso istituto, il Gallup, aveva mostrato che la percentuale di coloro che considerano il pericolo del riscaldamento globale “generalmente sovrastimato” è passata dal 30% del 2006 al 41% del 2009.
C’entra la crisi economica, anche. Lo stesso Pew, nella sua ricerca annuale sulla “agenda politica” dei cittadini Usa, ha registrato che la protezione dell’ambiente era considerata una priorità per l’azione di Governo nel 2009 solo dal 41% degli intervistati, rispetto al 56% del 2008.
Però… Però gli stessi, identici cittadini americani, nello stesso identico periodo di tempo, hanno continuato a grande maggioranza (83%) a ritenere che ci vorrebbero leggi più severe in favore della protezione dell’ambiente. In un’altra ricerca, sempre del Pew, il 35% degli intervistati ha definito il riscaldamento globale “un problema molto serio” e il 30% “abbastanza serio”. E non solo: persino un terzo di quelli che negano l’esistenza di “prove sicure” del riscaldamento globale comunque pensa che il riscaldamento globale sia un problema serio da affrontare seriamente.
Un gran pasticcio. Forse. A naso, mi pare che la gente (e non solo negli Usa) avrebbe una gran voglia di saperne di più. E in primo luogo di capire di chi si possa fidare per avere informazioni sicure. Il che rappresenta già una sconfitta per tutti i fronti, ormai incapaci di farsi ascoltare al di sopra dei decibel della politica quotidiana.