SUL CAMPO DI PATTICHIARI LA BATTAGLIA DI BANCHIERI, POLITICI E RISPARMIATORI

Questa volta parliamo di banche. In particolare, del consorzio PattiChiari, fondato nel 2003 come diretta emanazione dell’Associazione Bancaria Italia (Abi, http://www.abi.it/) e quale tentativo di stabilire un maggiore e migliore collegamento tra gli istituti di credito e i clienti “normali”, i piccoli risparmiatori, i cittadini qualunque. Inutile nascondere che il periodo era quello che era: i crack Cirio e Parmalat e lo scandalo dei bond argentini (con 450 mila risparmiatori rovinati o quasi) non avevano certo lucidato l’immagine delle banche italiane, svelte a scaricare sui conti dei clienti la maggior parte dei costi delle diverse crisi. E il sistema bancario italiano era regolarmente accusato di fare blocco, in modo da impedire che un meccanismo virtuoso di mercato facesse calare il costo dei servizi e premiasse le banche migliori.


PattiChiari in quella fase proponeva agli istituti di credito una serie di “impegni” nei confronti dei clienti e ogni banca decideva a quali “impegni” aderire. Ora non serve a molto ricordare se tali impegni funzionava o meno, servivano davvero il risparmiatore o erano solo di facciata. PattiChiari, per esempio, offriva un modo per trovare il conto corrente più favorevole quanto a costi di gestione. Un’ottima idea, se poi il meccanismo per realizzare la ricerca non fosse stato troppo complicato.
In ogni modo, la prima vita di PattiChiari si è chiusa in modo traumatico l’anno scorso, con l’esplosione della crisi finanziaria. I più decisi sostengono che il consorzio abbia continuato a “garantire” fino all’ultimo ben 57 titoli tossici. I più precisi che il consorzio in realtà non facesse alcuna opera di certificazione ma si limitasse a riportare il rating dei titoli. Resta il fatto che la definizione di “obbligazione a basso rischio” per il titolo Lehman Brothers, pubblicata sul sito (http://www.pattichiari.it/) pochissimi giorni prima che la Lehman fallisse, ha lasciato un segno indelebile nella memoria dei risparmiatori.

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Per PattiChiari è cominciato a quel punto un tentativo di rinascita non certo indolore. Azzerato il management. Nominato un nuovo presidente nella persona di Filippo Cavazzuti (foto sopra), economista,  a suo tempo allievo di Beniamino Andreatta e con lui tra i fondatori di prometeia, senatore per quattro legislatura (Pci, Sinistra Indipendente e PdS), sottosegretario al Tesoro nel Governo Prodi 1996-1998, commissario alla Consob nel 1999-2003. Stabilite nuove regole: non più un pacchetto di “impegni” in cui le banche potevano pescare fior da fiore (questo sì, questo no) ma un pacchetto che le banche consociate devono assumere in blocco, prendere o lasciare.
  Curiosamente, i nuovi propositi di PattiChiari sono entrati nel mirino sia delle associazione dei consumatori sia delle stesse banche. Il primo capitolo è interessante: il consorzio cerca di darsi una fisionomia più autonoma rispetto all’Abi e fa entrare nei due organismi che lo dirigono (il Comitato di consultazione e il Comitato tecnico) anche rappresentanti delle associazioni dei consumatori. Ma alcune di queste, assai attive e popolari come Federconsumatori, Adusbef e Codacons, chiedono lo scioglimento del consorzio, giudicato da Elio Lannutti (presidente di Adusbef e senatore dell’Italia dei Valori) un “inutile doppione” dell’Antitrust. Sulla stessa linea, ma per ragioni evidentemente opposte, molte banche. Delle 150 che formano il consorzio, già 50 si sono ritirate, giudicando troppo onerose le nuove regole. La rappresentatività del consorzio scende così dall’82 al 70% delle 35 mila agenzie bancarie presenti sul territorio italiano.

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 Per il cittadino risparmiatore la domanda è sempre la stessa: posso fidarmi? Mi servirà a qualcosa? E quanto? In questo caso, però, si agitano sullo sfondo questioni un po’ più complesse. Intanto, c’è la lotta delle piccole banche contro le grosse per contare di più, nel consorzio come in generale nella governance del sistema bancario. Questione non da poco, dopo che UniCredit si è consolidata incorporando Capitalia e Intesa ha fatto lo stesso con Sanpaolo, con un evidente processo di concentrazione. E poi c’è la polemica tra il sistema politico e le banche, accusate di strozzare l’economia reale con una restrizione del credito alle imprese, e l’aperta frizione tra il ministero del Tesoro (alias Giulio Tremonti, foto sopra a sinistra) e la Banca d’Italia (alias Mario Draghi,foto sopra a destra) sul controllo del sistema bancario, che Tremonti vorrebbe affidare ai prefetti e Draghi, com’è ovvio, vorrebbe conservare alla Banca d’Italia. La quale, non a caso, ha prontamente elogiato le nuove regole che la presidenza Cavazzuti ha dato a PattiChiari. Morale: occhio al destino del consorzio, perché su di esso si gioca una partita assai più complessa del semplice rapporto con il risparmiatore come me o come voi.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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