Se non ci fossero “loro”, l’Italia dell’edilizia crollerebbe come un castello di carta. “Loro” sono gli extracomunitari che lavorano nei cantieri italiani, prevalentemente romeni, albanesi e marocchini, un esercito di 250 mila magutt (muratore in lombardo), di cui la metà al Nord. In percentuale sono il 15% del totale dei lavoratori di questo comparto. In ascesa anche gli imprenditori extracomunitari, circa 74 mila, pari al 6% del totale.
Non c’è settore meglio delle costruzioni a dimostrare che gli stranieri sono una risorsa. Secondo uno studio pubblicato nel marzo scorso da Anaepa e dall’Ufficio studi della Confartigianato, negli ultimi due anni sono “usciti” dai cantieri 33 mila italiani e sono entrati 35 mila stranieri. Secondo Stefano Bastianoni, presidente dell’Anaepa, «sempre meno giovani sono attratti da questo mestiere». E così arrivano gli extracomunitari, che tra l’altro contribuiscono a tenere basso il costo della manodopera. Impressionante il numero di incidenti sul lavoro: l’ultimo dato parla di 5 mila nel 2004. Per non parlare del sommerso, che al Sud tocca punte del 22%. Insomma, gli immigrati non rubano il posto a nessuno ma sopperiscono all’abbandono degli italiani: la sostituzione è quasi perfetta. E siccome i prezzi del mattone, almeno fino a oggi, non sono certo andati in discesa, ed essendo rimasto intatto (anzi, diminuendo) il costo del lavoro, indovinate chi ne ha tratto maggior vantaggio?
di FrancescoAnfossi
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