CALA IL PREZZO DEL PETROLIO, E’ ORA DI METTERSI A PIANGERE

      Nelle pieghe della crisi finanziaria globale si annida un fenomeno cui dovremmo prestare maggiore attenzione per entrare davvero nei meccanismi dell’economia reale. Solo quest’estate il petrolio (ma anche le altre materie prime e i generi di prima necessità: ricordate la corsa dei prezzi del riso e del grano?) battè ogni record, affacciandosi sui 150 dollari a barile, quota mai toccata prima. Tutti a dire che così non si poteva andare avanti, ad accusare gli speculatori, a invocare misure d’emergenza. Quando il prezzo scese di qualche dollaro, ci fu persino chi (per esempio, il ministro Tremonti) si attribuì il merito (e qualcuno fu pronto a confermare: i suoi colleghi leghisti) del prodigio.
       Adesso la quotazione del greggio è scesa sotto quota 80 dollari a barile. Dovremmo essere allegri, no? Festeggiare tutto il giorno, e inginocchiarci davanti al ministro. Giustamente non lo facciamo perché il crollo del prezzo del petrolio è dovuto a un’unica ragione: è franata l’attività delle industrie, che consumano quindi meno petrolio. Ergo, come dalla più elementare delle leggi di mercato (meno richiesta, prezzi inferiori) il prezzo del petrolio si abbassa.
      I dati italiani sono chiarissimi: nella primavera scorsa, quando appunto il greggio correva verso i massimi storici, la produzione industriale italiana era arrivata a crescere anche dell’8,6%; in agosto era già in calo del 14,3%, dopo tre mesi (maggio, giugno e luglio) negativi (meno 6,6, 4,4 e 0,1%), ed eccoci quindi con il petrolio in ritirata fin sotto gli 80 dollari. E la tendenza non è solo italiana, è di tutti. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale del Petrolio, nel 2008 la domanda mondiale di petrolio sarà di 86,5 milioni di barili al giorno (con un incremento dello 0,5% rispetto al 2007) e nel 2009 di 87,2 milioni di barili al giorno (più 0,8%). Bisogna tener d’occhio gli incrementi: molto modesti, addirittura irrisori se pensiamo alla crescita della popolazione mondiale e alla corsa delle economie di Paesi come Cina, India, Brasile. Il che ovviamente conferma che altrove l’economia è ferma, se non in recessione.
      Morale della favola: non è affatto detto che ci sia da stare allegri se il prezzo del petrolio cala. Anzi: se le relazioni economiche mondiali fossero più sane, e ai cittadini e consumatori fossero fornite informazioni più oneste, avremmo tutti coscienza del fatto che il petrolio in realtà costa poco. Un barile (unità di misura di origine anglosassone, tutt’oggi usata nell’industria petrolifera) contiene poco meno di 159 litri di greggio. Vuol dire poco più di 0,50 dollari a litro, pari a circa 33 centesimi di euro. Vi pare logico che la linfa vitale dell’economia mondiale, per di più quasi sempre estratta dai luoghi meno ospitali del pianeta, costi meno del vino, della Coca Cola, poco più di una bottiglia da un litro e mezzo di minerale Ferrarelle (29 centesimi, da catalogo on line dell’Esselunga)?
      Non è necessario essere degli ecologisti arrabbiati per capire una cosa: è inevitabile che prima o poi si arrivi a un più corretto rapporto tra risorse e consumi. Soprattutto, bisognerà capire che commodities naturali e non rinnovabili come acqua, petrolio e terra sono risorse preziose che non possono essere sprecate. Se ci arriveremo da soli, usando la testa, meglio. Se no, saranno le impietose realtà dell’economia e del mercato a farci prendere coscienza. E come vediamo in queste settimane, non sarà un processo indolore.

Il sito dell’Agenzia Internazionale per l’Energia: http://www.iea.org

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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