L’ECONOMIA SECONDO TREMONTI: FATE CIO’ CHE DICO E NON CIO’ CHE FACCIO

      Con i tempi che corrono, con l’economia Usa allo sbando e una tempesta finanziaria che allarma il mondo intero e minaccia esportare i propri effetti anche in Europa, fa indubbiamente piacere che Giulio Tremonti, ministro dell’Economia e delle Finanze, si batta contro gli eccessi del “mercatismo”, geniale neologismo appunto tremontiano. Per quel poco che può valere il mio parere, ho consigliato su Famiglia Cristiana la lettura di La paura e la speranza, il suo libro più recente, ottimo proseguimento di Rischi fatali, il libro del 2005.
      Quello che mi piace meno è che il ministro Tremonti ripeta a ogni pie’ sospinto che “lui l’aveva detto”. E questo per una ragione specifica: perché un uomo politico, a maggior ragione se investito di un ministero con un’alta valenza tecnica, dovrebbe ricordarsi (e allora sì, ricordarci) anche e soprattutto di ciò che ha fatto. E qui le cose, dal punto di vista del mercatismo, vanno un po’ meno bene.
      Da ministro (delle Finanze nel 1994 – 1995, dell’Economia e delle Finanze dal 2001 al 2004 e poi dal 2005 al 2006, e in quest’ultimo periodo anche vice – premier), l’onorevole Tremonti è stato il teorico e il pratico della cosiddetta “finanza creativa”, autore di 15 (quindici) condoni fiscali, record assoluto per le finanze della Repubblica. A parte gli aspetti etici (che interesse ho a rispettare la legge, se poi arriva il condono? La legge la rispettino i fessi…), il condono fiscale è concepito per recuperare quattrini “viziati” e reimmetterli nell’economia “virtuosa”. Ma se solo osserviamo la questione nei suoi termini reali, il recupero di questi quattrini serve soprattutto a incentivare i consumi. Cioè, a servire il mercato. O il mercatismo?
      Ma c’è un altro aspetto, ancor più interessante. Ho già scritto che il cittadino americano si indebita perché l’America si indebita. In altri termini: tutto il sistema di vita americano è costruito sul debito, in definitiva su un tenore di vita che il Paese non può permettersi e che viene finanziato dagli investimenti esteri, a loro volta richiamati dall’indubbio dinamismo economico e dall’altrettanto evidente potenza politico-militare degli Usa. Sistema che funziona… finché funziona, cioè finché il meccanismo debito-prestito-sviluppo (e controllo politico)-restituzione del debito-nuovo debito non s’inceppa.
      Una volta inceppato il meccanismo per una qualunque ragione, succede quel che vediamo in questi giorni: fallimenti di massa, panico di Borsa, rivolta del Parlamento rispetto ai propositi della Casa Bianca e così via. A livello di massa, cioè di cittadini, il default americano è nato dallo scoppio della cosiddetta “bolla immobiliare”. Il 30% delle famiglie americane, infatti, ha contratto ipoteche superiori al valore dell’immobile che dovrebbe “coprirle”. E questo perché il sistema le incoraggiava a farlo: negli Usa le banche, quando concedono mutui, non distinguono tra prima casa e casa già di proprietà. Il taglio dei tassi d’interesse e una fiscalità benevola (gli interessi passivi sono deducibili) ha spinto milioni di americani a farsi rifinanziare il debito contratto col primo mutuo. Con la differenza, cioè con i contanti così ottenuti dalle banche, gli americani si sono permessi un alto livello di consumi anche in anni per altri di vacche magre.
      Il tutto, però, a credito. Con soldi esistenti in realtà solo sulla carta, non garantiti (o solo in parte garantiti) da alcuna proprietà. Bene: proprio questo voleva fare anche in Italia l’onorevole Tremonti nel 2003, quando era appunto ministro dell’Economia e delle Finanze. Se andate a sfogliare la raccolta dei giornali di allora, scoprirete che nella bozza della Legge Finanziaria c’era scritto questo: “Nel nostro Paese c’è un’elevata potenzialità di finanziare i consumi convertendo in reddito una parte della ricchezza accumulata dalle famiglie attraverso la casa. Il rinfinanziamento dei mutui preesistenti è già diffuso in altri Paese… Da questo punto di vista, linee di credito al consumo direttamente garantite dal mutuo ipotecario sono una valida alternativa”.
      La proposta poi scomparve dal testo finale della Legge. Per fortuna, erano i tempi in cui nel Paese esisteva un’opposizione e nella coalizione di Governo la fronda a Tremonti da parte di Fini e di Alleanza Nazionale era più vivace di adesso. Se invece fosse passata, oggi saremmo nella stessa situazione di milioni di consumatori americani. Per fortuna abbiamo fatto come dice il Tremonti studioso e non come avrebbe voluto il Tremonti politico. 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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