Storie di elettricità. La prima sul lato americano: in Iraq, già 12 soldati Usa sono morti nel 2008 folgorati all’interno delle loro basi. Uno addirittura mentre faceva il bagno in piscina, un altro mentre era sotto la doccia. Diversi altri sono finiti in ospedale dopo essere stati colpiti da scariche elettriche. La ragione? Secondo le prime ipotesi, il basso livello e la scarsa accuratezza dei lavori condotti sugli impianti da parte di personale iracheno assoldato da uno dei soliti contractor (in questo caso, i giornali americani parlano soprattutto della Kbr, un’azienda con sede centrale a Houston, Texas) che hanno ottenuto dal Pentagono l’appalto per la manutenzione delle basi in Irak e in Afghanistan.
Come sempre succede, è partito il rimpallo delle responsabilità: la Defense Contract Management Agency, responsabile per il Pentagono del rispetto delle condizioni di appalto, nega di aver mai avuto notizia di problemi con gli impianti elettrici, cose invece sostenuta da fonti interne ai reparti di stanza in Iraq. La Kbr, per parte sua, sostiene di aver fatto tutti i lavori a regola d’arte. Resta il fatto che la scia dei morti da elettricità si allunga ormai negli anni (alcuni risalgono addirittura al 2004): pare assurdo che gli Usa, che a Baghdad hanno un’ambasciata che, a lavori finiti, sarà costata 1 miliardo di dollari, debbano pagare un prezzo così atroce a qualche cavo messo nel posto sbagliato.
La seconda, sul lato russo: l’azienda elettrica russa OGK-2 ha assegnato a un consorzio cinese guidato dalla Harbin Turbin il compito di costruire entro il 2012 due impianti a carbone da 660 megawatt. Questo per andare incontro ai bisogni interni della Russia, che deve recuperare 41 mila megawatt di potenza entro il 2011. Altri produttori russi (Tgk-12 e Tgk-13) si apprestano a compiere mosse simili con altre aziende cinesi, pronte a sfruttare l’ambizioso piano varato dal Cremlino: investire 135 milioni di dollari entro il 2015 per evitare una crisi energetica. Niente di male: è la globalizzazione, baby! Fa un po’ impressione, però, questo pronto soccorso elettrico della Cina al Paese che costruì la propria forza sul motto “Tutto il potere ai Sovet e l’elettrificazione di tutto il Paese”. Forse Lenin si rivolterà nel suo mausoleo.
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