COL CARO PETROLIO NEL PIATTO

     Manifestazioni di protesta in Russia, dove pure il Cremlino ha bloccato da mesi il prezzo di pane, olio, zucchero e farina. Assalti ai forni in Egitto. Rivolte a Haiti. Distribuzione di sacchi di riso ai poveri nelle parrocchie delle Filippine. Violenze in Costa d’Avorio (un morto), in Camerun (dieci morti nelle proteste contro il rincaro di benzina e generi alimentari), disordini più o meno gravi in Burkina Faso, Senegal, Mauritania, Mozambico, Indonesia, Argentina e Perù. Persino negli Stati Uniti le organizzazioni di aiuto ai poveri denunciano che nell’ultimo anno le richieste di pasti gratuiti sono cresciute del 20%. Tutto nel 2008, tutto a causa dell’impennata dei prezzi dei generi di prima necessità.       Da un certo punto di vista non c’è differenza tra il petrolio e, per dire, la carne. Un miliardo e 300 milioni di cinesi (o 900 milioni di indiani) vogliono muoversi di più e meglio ma anche mangiare di più e meglio: più carne, più latte, e prodotti più raffinati e pregiati, magari prodotti da altri mentre i contadini di ieri si trasformano in operai, impiegati, commercianti. Il fatto è che i rincari in qualche modo provocati da chi si avvia a stare meglio si riversano sui già magri bilanci di chi continua a star male o poco bene: nelle aree meno sviluppate del mondo la spesa per i generi alimentari arriva già ad assorbire il 70-80% del reddito delle famiglie. Qualunque aumento, qui, può significare il tracollo.    Mangiare meglio, però, significa cambiare in modo significativo le produzioni agricole. L’economista Paul Krugman ha spiegato che per produrre la quantità di carne necessaria a fornire 100 calorie, occorre produrre prima una quantità di mangimi animali pari a 700 calorie. Ciò significa, tra l’altro, che mentre l’agricoltura si adegua e si mette in grado di fornire agli allevatori le tonnellate di cereali in più che servono, i prezzi inevitabilmente salgono. E se tutto questo avviene in tempi stretti (e rapidissimo è stato il progresso economico della Cina, dell’India e di altri Paesi asiatici), l’aumento dei prezzi dei cereali è ancor più violento. Il petrolio, però, entra in questa partita anche in modo più semplice ma ugualmente devastante. Le macchine impiegate in agricoltura consumano molto petrolio. Come abbiamo visto, se serve più carne servono più cereali; se servono più cereali bisogna lavorare di più la terra. E con il petrolio fisso sopra i 100 dollari a barile, e spesso oltre i 110 dollari a barile, il costo di tale lavorazione non può che crescere.    Questa tendenza non è nuovissima (secondo gli esperti è partita nel 2002) ma ancora non si sono trovate le necessarie contromisure. L’inquietudine deriva soprattutto dal fatto che la corsa dei prezzi accelera. Dal 2002 a oggi il rincaro è stato del 65% in media, ma nel solo ultimo anno del 35%. Ieri, in una sola seduta di Borsa, il prezzo del caffè è cresciuto del 2,5%, quello dello zucchero  del 4%, quello del cacao del 3%. I semi di soia sono rincarati del 5% e il mais e il riso hanno toccato il massimo storico. Gli studiosi prevedono inoltre che fino al 2015 non vi sarà segno di una remissione dei prezzi. Il che tra le tante altre cose significa anche questo: una politica per il pianeta è più che mai necessaria. Non tanto per fare gli ecologisti ma piuttosto per capire che o ci si regola tutti insieme o si sprofonda tutti insieme.    http://www.fao.orghttp://web.mit.edu/krugman/www 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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