AEREI RUSSI, CONFINI TURCHI E GRANDI PASTICCI

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Federico Rossi, ingegnere aeronautico ed esperto del settore, ci racconta due o tre cose sul caso dell’aereo militare russo abbattuto dai turchi al confine con la Siria. Eccole.

La procedura di intercettamento di un “oggetto volante non identificato” è in teoria la seguente. Contatto radar: sullo schermo del controllore dello spazio aereo (che può essere militare o civile) compare una traccia radar, che letteralmente è un puntino sullo schermo a cui non è abbinato un rilevamento del SSR (Second survaillance radar, anche chiamato transponder). A quel punto l’operatore radar chiede sulla propria frequenza se un pilota nei pressi dell’oggetto riesce a riconoscerlo; poi prova sulla frequenza radio riservata alle emergenze. In caso di risposta negativa l’operatore radar avverte il responsabile del controllo traffico: nel caso in cui anche lui concordi sulla presenza di questo oggetto, il responsabile deve avvertire il centro operazioni aree militari che a quel punto cerca di capire se quel “puntino” è una minaccia o meno. Questo in generale, perché poi il sistema difesa di ogni Paese ha una propria particolare procedura.

Intercettamento: decollano due caccia intercettori. Si tratta di una vera missione militare all’interno del proprio spazio aereo nazionale (in ambito NATO questo tipo di missione viene denominato “Scramble”). I piloti sono autorizzati ad usare i motori al massimo (superando i limiti di rumore e velocità, che da noi sono presi sul serio): devono entrare in contatto visivo con l’oggetto fino a riconoscerlo. Devono in ogni modo cercare di contattarlo via radio. A questo punto si aprono due possibilità:

1) se il velivolo (non più oggetto) assume un atteggiamento ostile, ovvero assume un comportamento di attacco, attiva contromisure elettroniche, attiva il radar/sensori di puntamento, si addentra nel confine verso una zona popolata, allora è una minaccia reale. Gli intercettori dichiarano l’ostilità al centro comando missione che ha facoltà di difendere lo Stato e autorizzare gli intercettori all’utilizzo di armi per obbligare il velivolo a cambiare rotta ed atteggiamento. In pratica prima gli si fa brutto, poi gli spara col mitragliatore e poi come ultima arma, allo scopo di proteggere la sicurezza del proprio Stato si utilizzano missili.

2) il velivolo segue le istruzioni o si fa identificare in qualche modo. A quel punto, una volta tornato a terra, dovrà dare spiegazione di quanto accaduto.

Aerei in cerca del loiter perduto

Nell’occasione dell’abbattimento del caccia russo, dev’essere successo questo: i 2 o più aerei russi (SU-24, cioè aerei paragonabili ai Tornado italiani come missione tipica ma grossi il doppio), erano in loiter ad alta quota (quando capita di dover “aspettare” mentre si vola, visto che non si può star fermi, si vola seguendo un tipico circuito composto da un tratto rettilineo al termine del quale si fa una virata di 180 gradi e via così. Si vola lenti ed alta quota per risparmiare carburante). E’ quindi plausibile che durante quella manonvra gli aerei russi siano entrati ed usciti dal territorio turco parecchie volte. Gli F-16 usati dai turchi sono aerei molto più piccoli e molto più manovrabili ma non avrebbero nemmeno potuto avvicinarsi agli aerei russi, perchè in 17 secondi di sconfinamento è impossibile volare una rotta di intercettamento che non sconfini anch’essa in territorio estero.

Immagino che i Su-24 avessero i sensori di puntamento e attacco attivi, il che avrà fatto accendere come un albero di Natale la strumentazione degli F-16. e probabilmente la cosa è reciproca. E altrettanto dev’essere successo ai russi. I turchi parlano di una decina di sconfinamenti: se è vero, e considerato il loiter degli aerei russi, stiamo parlando di una quindicina-ventina di minuti, passati i quali gli F-16 devono essersi portati alla distanza adeguata a lanciare un missile (probabilmente un AIM-9: piccolo missile a guida infrarossa,  “montato di serie” sugli F-16; un missile piccolo, che infatti non ha disintegrato in volo il SU-24, gli ha centrato i motori che sono la sorgente di calore),  con il SU-24 ben esposto. E adesso? Possiamo anche aspettarci che un SU-32 o un SU-34 (fiore all’occhiello dell’armata aerea russa) cercherà attirare un F16 turco sul territorio siriano per poi abbatterlo. E pensare che in Turchia ci sono molte aziende che producono pezzi di aerei russi…

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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