MATISYAHU E CHI LO BOICOTTA

matisyahu

La campagna internazionale BDS (Boycott, Divestment and Sanctions, Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) è stata lanciata nel 2005 da 171 organizzazioni palestinesi come forma pacifica di lotta contro Israele. In poche parole: pressione economica internazionale per ottenere la fine dell’occupazione nei Territori, la piena uguaglianza tra israeliani e palestinesi e il diritto al ritorno dei palestinesi che vivono all’estero.

Dico subito che non aderisco al BDS e non aderirò perché, a prescindere dalle motivazioni,  detesto tutti boicottaggi economici. Non ne conosco uno che non abbia fatto soffrire la popolazione e lasciato intatti i poteri e i privilegi dei politici contro cui era indirizzato. D’altra parte, non capisco come possano arrabbiarsi contro il BDS (che è pur sempre sostenuto da organizzazioni private, quindi libere di fare ciò che vogliono) molti di quelli che, per fare solo qualche esempio, non hanno alzato ciglio nei confronti dell’embargo contro Cuba, contro l’Iraq di Saddam (13 anni di blocco, 500 mila morti tra gli iracheni e Saddam sempre là) e ora contro la Russia.

Matisyahu e Roger Waters

Detto questo, voglio parlare del caso a dir poco grottesco che ha coinvolto il cantante israeliano Matisyahu. Il suo vero nome è Matthew (di cui Matisyahu è la versione ebraica) Paul Miller, è nato negli Usa nel 1979 ed è diventato famoso per la miscela originale di reggae, hip hop, rock and roll e sonorità ebraica su cui ha fondato la propria musica. Originale, per dir così, è anche il suo approccio alla religione a cui, lui che viene da una famiglia ebraica americana molto osservante, si è a più riprese avvicinato e allontanato.

Matisyahu è ora in tournée in Europa. Avrebbe dovuto esibirsi il 22 agosto in un festival reggae nei pressi di Valencia ma non lo farà. La locale filiale della campagna BDS ha infatti protestato contro la sua partecipazione e ha chiesto agli organizzatori di cancellarla. Questi, peggiorando la situazione, hanno pensato di pretendere dal cantante una dichiarazione scritta o video di sostegno alla fondazione di uno Stato palestinese. Cosa che Matisyahu si è ovviamente rifiutato di fare.

Tendo a credere che il tutto nasca dall’inettitudine degli organizzatori del festival, incapaci di restare coerenti con il fatto di aver invitato Matisyahu, per il suo valore artistico. Ma avrebbe senso, secondo voi, chiedere a Roger Waters, grande musicista ed ex bassista dei Pink Floyd oltre che grande sostenitore del BDS, una dichiarazione a favore dell’abolizione della monarchia prima di potersi esibire in Italia? Conosco un regista iraniano che in questi giorni partecipa a un festival in Italia: dobbiamo chiedergli una dichiarazione contro gli ayatollah? Insomma, pre-giudicare le persone in base allo Stato da cui vengono è una forma di fascismo che non possiamo permetterci.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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