TURCHIA DI ERDOGAN, ISIS E USA

Turchia di Erdogan

Con tutto il rispetto per tante analisi lette in questi giorni, non credo che la svolta della Turchia di Erdogan, che ora fa bombardare l’Isis dopo averlo tanto aiutato e concede le basi di Diyarbakir e Incilrik agli Usa perché facciano altrettanto, sia dovuta allo sdegno nazionale per la strage di Suruc e i 32 ragazzi massacrati dalla bomba del kamikaze. Non si cambia una strategia politica per un attentato: non lo fa un leader come Erdogan, non lo fa un Paese che nella sola guerra e guerriglia coi curdi ha già avuto più di 40 mila morti.

E nemmeno credo che il diverso atteggiamento sia motivato da un improvviso timore delle azioni violente dell’Isis: la Turchia di Erdogan, membro effettivo della Nato dal 1952, ha uno degli eserciti più potenti del mondo e può schierare un milione di uomini (dei quali oltre 500 mila in servizio permanente effettivo) in poche ore. E’ uno dei tanti eserciti che, se ci fosse la volontà politica, potrebbero schiantare l’Isis in due settimane.

Turchia di Erdogan e nuovo Medio Oriente

Ho invece la sensazione che la vera motivazione del voltafaccia vada trovata nell’accordo raggiunto tra “5+1” (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania) e Iran sul nucleare, e nelle conseguenze geopolitiche che esso potrebbe portare con sé. Da lungo tempo la Turchia di Erdogan contende ad Arabia Saudita ed Egitto il rango di primo Paese sunnita del Medio Oriente, di portabandiera della regione. In particolare da quando l’impetuosa crescita economica (ora frenata, ma con record recenti e stupefacenti: in un decennio il Prodotto interno lordo è triplicato, la crescita media per anno al 5%, reddito pro capite passato dai 3,500 dollari del 2003 ai 10 mila del 2012) ha convinto il premier, poi diventato presidente, di poter giocare in proprio sulla scena della politica mondiale.

Importa poco, ora, giudicare se le pretese della Turchia di Erdogan siano o meno giustificate. Resta il fatto che esistono. L’accordo sul nucleare con l’Iran, e in particolare la determinazione dell’amministrazione Obama nel perseguirlo, fanno scorgere una crepa nel solidissimo rapporto tra gli Usa e l’Arabia Saudita. Una crepa in cui, evidentemente, la Turchia di Erdogan ha deciso di infilarsi per allargarla.

Ecco allora l’attacco alle basi dell’Isis e la concessione delle basi, per due anni ostinatamente negate agli americani. Il messaggio è: Obama, ti conviene appoggiarti a noi, invece che ai sauditi. E’ una mossa politica, però, non una supplica. Così la Turchia di Erdogan, insieme con l’Isis, si è (ri)messa a bombardare anche i curdi. Anche in questo c’è un messaggio: ok, insieme contro l’Isis, ma anche noi abbiamo le nostre esigenze e tu Obama ce le devi concedere.

Sullo sfondo di tutto, i preparativi per il Medio Oriente di domani, che tutti prevedono senza Assad in Siria. La Turchia di Erdogan a Nord e la Giordania a Sud si preparano a tracciare sul territorio siriano una “fascia di rispetto” smilitarizzata per garantirsi la sicurezza. Quel che farà la Giordania riguarderà in qualche modo anche Israele e il Golan, con le comunità druse che in parte vivono in territorio israeliano e in parte in quello siriano ma sono un tutt’uno. Resta da vedere come. A Nord la Turchia prevede addirittura una “fascia” profonda 33 chilometri e lunga 110, presidiata da 20 mila soldati. In pratica, un’occupazione di fatto delle aree curde in Siria, per evitare che dallo sfascio del regime di Assad possa nascere quello Stato curdo che la Turchia di Erdogan vede come una seria minaccia.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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