PETROLIO A PREZZI STRACCIATI. CHI CI GUADAGNA…

petrolioImpianti petroliferi in Arabia Saudita.

Il petrolio, strana merce. Il Medio Oriente è un gigantesco pasticcio, con l’Iraq assediato dall’Isis, l’Iran bersagliato dalle sanzioni, l’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo in piena crisi di nervi. La Russia si batte in Ucraina. Il Venezuela deve gestire inquietudini sociali che hanno già fatto decine di morti. Insomma: i Paesi del petrolio ribollono ma il prezzo del petrolio cala. E come cala: oscilla intorno agli 85 dollari a barile dopo essere stato venduta dal 2010 a un prezzo medio sui quattro anni di 103 dollari. Un calo secco di circa il 20%, circondato da previsioni che parlano di ulteriori ribassi. Fino ad arrivare a 60 dollari a barile, dice qualcuno.

Detto così, il ribasso pare una gran bella notizia. E’ stato calcolato che il mondo in un anno risparmierà sul solo petrolio qualcosa come 660 miliardi di dollari (531 miliardi di euro). Sempre i soliti esperti, hanno anche calcolato che una famiglia media americana, che spende 2.900 dollari (2.335 euro) l’anno in carburante, potrà così risparmiare quasi 500 euro l’anno. E in effetti lo è, sotto molti aspetti. Però, anche col petrolio, non è tutto oro (nero) quel che luccica.

Il ribasso del petrolio si verifica senza una vera diminuzione della richiesta, che negli ultimi 5 anni è rimasta sui 90-91 milioni di barili al giorno e, pur rallentando sul lungo periodo, dovrebbe comunque arrivare ai 93 milioni al giorno nel 2015. Questo perché l’Asia (e in particolare la Cina) della crescita economica ha sostituito sul mercato l’Europa e i Paesi dell’Occidente, che hanno ridotto i consumi a causa della crisi economica (soprattutto) e grazie alla migliorata efficienza nell’uso delle risorse energetiche.

Petrolio, il balzo degli Usa

La domanda è più o meno inalterata ma la produzione no. Gli Stati Uniti hanno fatto un balzo enorme grazie allo “shale oil”, il petrolio ricavato dagli scisti argillosi: più 15% nel solo 2013 e la prospettiva di arrivare a produrre 12 milioni di barili al giorno nel 2015, diventando così il maggior produttore di petrolio al mondo. Negli ultimi anni, anche Russia, Venezuela, Nigeria e Angola hanno immesso sul mercato quantità crescenti di petrolio, e l’Arabia Saudita non è calata. Quindi: più petrolio sul mercato, consumi stabili se non in calo, uguale calo del prezzo.

E’ il momento di chiedersi chi ci guadagna e chi ci perde. Con il petrolio a basso prezzo ci guadagnano di sicuro i Paesi che non hanno risorse energetiche e devono importarle. Per esempio l’India, che importa il 52% delle materie prime di cui abbisogna e che quindi, con il prezzo stracciato del petrolio, potrà fare colossali risparmi. Su scala minore, godranno di vantaggi analoghi Paesi come l’Italia, che per il fabbisogno energetico dipende dall’estero, e persino come la Gran Bretagna, dove i prezzi dei carburanti (oberati di tasse proprio come da noi) hanno cominciato a calare.

Questo significa consistenti agevolazioni soprattutto per industria, trasporti e agricoltura (settore in cui il costo dei trasporti è una voce importante) e, in fondo alla catena economica, anche per i consumatori. I Governi europei, sempre alla caccia di risorse per appianare i forti deficit statali, certo non ridurranno le accise in misura analoga al calo del prezzo del petrolio (circa 20%, dicevamo), ma qualcosa dovrebbe comunque rientrare nel portafoglio dei cittadini.

Nella lista di chi si avvantaggia dovremmo mettere anche gli Usa, che sono il primo Paese consumatore di petrolio al mondo. Per loro il problema è che sono anche, da qualche anno, un Paese produttore di petrolio e si avviano a diventare addirittura il primo Paese produttore. Quindi, un prezzo basso del petrolio li aiuterebbe dal punto di vista strategico con una minore dipendenza, nei prossimi anni, dai produttori del Medio Oriente; ma un prezzo del petrolio troppo basso li danneggerebbe perché non basterebbe a coprire i costi di estrazione.

Un “vincitore” sicuro, in questo momento, c’è ed è l’esercito americano, che è il maggior singolo consumatore di petrolio al mondo. Ma non siamo certi che sia una buona notizia.

1. continua (prossimo articolo: Petrolio a prezzi stracciati… e chi ci rimette)

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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