ECONOMIA DELL’UCRAINA, IL GRANDE REBUS

Economia dell'UcrainaEconomia del'Ucraina: a Kiev la coda a un bancomat.

(3.fine) Chi volesse sapere in quali condizioni si trova quella cosa chiamata economia dell’Ucraina e come essa sia stata ridotta dagli oligarchi, dal Governo Yanukovich e infine dal trauma del cambio di regime, non farebbe fatica a trovare informazioni adeguate. Sono gli stessi ucraini, anche se favorevoli al “nuovo corso” ispirato dalla Casa bianca, a fornirle.

Si dia un’occhiata, per esempio, al sito www.razumkov.org.ua , espressione di un think tank indipendente fondato nel 1994. Tra i suoi esperti, c’è anche l’economista Volodymyr Sidenko, che traccia un quadro piuttosto disperato, quando descrive l’economia dell’Ucraina. Ecco qualche dato tratto dal suo articolo Economic and social challenges of Ukraine after the change of power (“Sfide economiche e sociali dell’Ucraina dopo il cambio di potere”:

  1. – negli ultimi tre anni sono fuggiti dal Paese almeno 70 miliardi di dollari (Sidenko fa anche notare che si tratta di più del doppio dell’assistenza finanziaria che l’Ucraina ha chiesto ai Paesi esteri, n.d.r);
  2. il debito estero supera i 142 miliardi di dollari, dei quali almeno 69 miliardi sono debiti a breve termine, da ripianare cioè entro un anno; il tutto mentre le riserve in valuta dell’Ucraina sono calate a 15.1 miliardi di dollari, pari a 1,8 mesi di importazioni quando il minimo ritenuto indispensabile è di 3 mesi;
  3. la hryvnya, cioè la valuta intorno a cui gira l’economia dell’Ucraina, si è deprezzata del 50% e la Banca centrale ha dovuto sanzionare 14 banche per fermare le speculazioni al ribasso;
  4. il conflitto con la Russia ha inevitabilmente portato a una riduzione delle esportazioni verso Mosca e dintorni, per un volume pari a circa il 10% di tutte le esportazioni ucraine.

Economia dell’Ucraina, la grande malata

E’ assai probabile che l’economia dell’Ucraina sarebbe saltata in aria comunque, con o senza Euromaidan. D’altra parte, le perplessità a lungo coltivate dai dirigenti europei a proposito dell’ingresso nell’Unione di Kiev (non fu Romano Prodi a dire che l’Ucraina aveva le stesse probabilità della Nuova Zelanda?) su qualcosa erano pur fondate. La Russia di Vladimir Putin di fatto proponeva a Kiev questo patto: siate fedeli e potrete essere corrotti e inefficienti ma troveremo il modo di finanziarvi (gas con lo sconto e un po’ di miliardi a fondo perduto). Però il nuovo Governo (quello presieduto ufficialmente da Arsenyi Yatsenyuk fino a qualche settimana fa) è espressione, come sappiamo, di tutt’altra scelta: si è legato mani e piedi agli Usa e al Fondo monetario internazionale, che chiede tagli di bilancio, austerità e liberalizzazioni. Altrimenti, niente finanziamenti.

Quindi meno welfare, più tasse. Meno posti di lavoro e tariffe più alte. Il tutto mentre gli esperti del Razumkov Centre prevedono per l’economia dell’Ucraina un crollo del Prodotto interno lordo del 4,5-5% nel 2014 anche se tutte le misure e tutte le riforme fossero approvate e varate. E noi sappiamo che non è così, anzi: succede esattamente l’opposto. Per questo Yatsenyuk ha rassegnato le dimissioni. Per questo, inoltre, in piazza Maidan sono partite le molotov contro i reparti della polizia chiamati a sgomberare la piazza dalle tende e dalle installazioni superstiti dell’Euromaidan. Perché ora che bisogna fare sul serio quel che si è promesso a Obama, e affrontare gli ucraini, non tutti sono d’accordo.

(3.fine)

Precedenti puntate: Yatsenyuk, il prezzo delle riforme, 26.7.2014; Il Fondo sulla strada per Kiev, 30 luglio 2014.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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