DI ALBERTO CHIARA – Sono state tagliate in alcune aree del pianeta. In altre no: sono aumentate, anche di molto. Nel 2013, nel mondo, le spese per riempire gli arsenali sono arrivate a 1.747 miliardi di dollari. In termini percentuali si registra un passo indietro dell’1,9 per cento. Ma questa potatura è dovuta solamente alla drastica spending review effettuata dagli Usa e da altri Paesi dell’Occidente. In altre aree, incluse purtroppo quelle dove si spara o quelle dove i diritti umani sono sistematicamente violati, le spese per le armi si sono ulteriormente impennate. E’ quanto emerge dal rapporto sulle spese militari per il 2013 pubblicato dall’Istituto internazionale di ricerca per la Pace di Stoccolma (Sipri).
Più armi e caserme piene
Anche chi taglia, comunque, non butta le armi, non svuota le caserme. Anzi. Il 9 novembre 2013, gli Usa hanno varato la superportaerei “Gerald Ford” (la prima di una serie), la nave da guerra più costosa mai costruita: a cose fatte tra i 13 e i 14 miliardi di dollari. Grazie a nuove catapulte, i suoi 75 aerei (il cui costo si aggiunge a quello della nave) possono effettuare il 25% in più di attacchi rispetto a quelli imbarcati sulle attuali portaerei “Nimitz”.Dopo il varo ufficiale, la “Gerald Ford” necessita opere di completamento: l’entrata in servizio è programmata nel 2016.
Qualche giorno fa, poi, ha cominciato a solcare il mare la superportaerei inglese “Queen Elizabeth” da 65 mila tonnellate (il triplo dell’attuale classe Invincible), cui seguirà una unità gemella. La spesa complessiva dichiarata, per le due grandi navi, sfiora i12 miliardi di dollari, cui andrà aggiunta quella degli aerei imbarcati: gli F-35, che potranno essere portati dall’hangar sul ponte di volo in 60 secondi.
Nel recente Rapporto del Sipri vengono specificati i Paesi che hanno raddoppiato le spese per le armi tra il 2004 e il 2013. Ci sono nomi noti (le già citate Russia, Cina e Arabia Saudita) e nomi meno ricorrenti nel lessico geopolitico mondiale: Vietnam, Cambogia, Honduras, Ecuador, Paraguay più un’insospettabile Argentina.