Non può stupire che l’epicentro del terremoto ucraino e il terreno di battaglia più sanguinoso sia la città di Donetsk, solo la quarta del Paese per numero di abitanti (dopo Kiev, Charkov e Dnepropetrovsk e alla pari con Odessa) ma cuore pulsante dell’economia e quindi della politica. L’Ucraina di oggi, infatti, è quasi interamente costruita sullo “stampo” di Donetsk. Nella sua oblast’ (provincia) tra il 1993 e il 2003 furono privatizzate circa 10 mila aziende e proprio sull’onda di questo colossale trasferimento di risorse, all’inizio degli anni Duemila, gli oligarchi del cosiddetto “clan di Donetsk” riuscirono a prevalere su quelli di Dnepropetrovsk, per tutti gli anni Novanta dominanti.
Basta qualche nome per vedere quanto tutto questo abbia a che fare con il presente: da Dnepropetrovsk venivano Leonid Kucma (eletto presidente dell’Ucraina nel 1994), Pavlo Lazarenko (governatore della provincia, poi primo ministro nel 1996-1997) e il suo braccio destro Julia Tymoshenko, anche lei primo ministro nel 2005 e tra il 2007 e il 2010. Di Donetsk, invece, sono Viktor Yanukovic (governatore dal 1997 al 2002, poi primo ministro dal 2002 al 2004, presidente nel 2010 e presidente in fuga nel 2014) e una lunga serie di industriali-politici (tutti gli oligarchi sono almeno deputati) tra i quali primeggia Rinat Achmetov, l’uomo più ricco d’Ucraina e il 39° uomo più ricco al mondo.
Donetsk capitale dell’economia
Certe divisioni, certe rivalità per il controllo del Paese, quindi, sono di assai lunga data e, più che una conseguenza, sono piuttosto la causa anche dei recenti avvenimenti di Kiev. E pur tenendo in conto di quanto possa esser rapace e interessata la mano di Vladimir Putin nelle vicende di Donetsk, sarebbe forse il caso di chiedersi a chi davvero rispondano le milizie cosiddette “filorusse”, e che cosa stiano davvero tramando gli oligarchi come Achmetov che, dalla fuga di Yanukovich in avanti, sono come scomparsi sott’acqua. E con quale spirito possano aver subito certe decisioni del Governo provvisorio, per esempio quella di nominare in tutta fretta governatore di Donetsk un altro oligarca, Serhij Taruta, terzo uomo più ricco del Paese, da sempre alleato politico della Tymoshenko.
Chi comanda a Donetsk controlla anche il bacino del Donbass, ovvero la regione dove si concentra l’80% del potenziale industriale dell’Ucraina. La sola industria metallurgica, quasi interamente concentrata in quest’area, vale circa il 40% dei ricavati delle esportazioni del Paese. Chi comanda a Donetsk, quindi, comanda anche a Kiev. Per questo è proprio lì che in questi giorni più si spara e si muore.
Pubblicato su Avvenire del 28 maggio 2014
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