OBAMA-IMMIGRATI
E’ CACCIA… AL VOTO

Obama-immigrati una partita politicaAlcuni immigrati irregolari fermati poco dopo il confine tra Usa e Messico.

Obama-immigrati Ecco una partita istruttiva e complicata. Durante gli anni della presidenza Obama sono stati espulsi dagli Usa quasi 2 milioni di immigrati irregolari, più di qualunque altro presidente americano recente. Nel solo 2013 ben 369 mila, dei quali quasi 135 mila fermati non mentre tentavano di attraversare un punto del confine (come tutti gli altri 234 mila) ma mentre facevano cose qualunque negli Stati Uniti: acquisti al supermercato, un giro in macchina, un lavoro qualunque. In altre parole: Obama ha scatenato la caccia all’immigrato irregolare.

Una caccia in piena regola che è diventata la priorità delle autorità federali. Nella spesa pubblica del 2012, i costi della “caccia al clandestino” hanno inciso per il 17,9%, mentre le attività di tutte principali organizzazioni di lotta al crimine (Fbi, Dea, Servizi segreti, Marshal, Ufficio per il controllo di tabacco, alcol, armi da fuoco ed esplosivi…) solo per il 14,4%. Ma non solo: l’espulsione degli irregolari dagli Usa è preceduta da un periodo di detenzione provvisoria durante la procedura legale che nel 2012 è costato al bilancio federale 2 miliardi di dollari. E in qualunque periodo dell’anno, il tempo trascorso nei centri di detenzione de espulsione dagli immigrati è superiore a quello passato in cella da tutti i delinquenti rinchiusi nelle carceri federali.  La partita Obama-immigrati (che dal punto di vista etnico sono in grande maggioranza messicani) sta diventando la priorità della politica interna Usa.

Obama-immigrati vs Repubblicani

Il costo umano della battaglia Obama-immigrati è ovviamente grande: vengono espulse persone che sono cresciute negli Usa, che si sentono americane, che magari non hanno mai vissuto nel Paese dove vengono deportate. E poiché i posti nei centri di detenzione pre-espulsione non bastano, spesso pacifici lavoratori che hanno la sola colpa di non avere i documenti in regola finiscono nelle prigioni comuni, accanto a pregiudicati veri.

Però la questione Obama-immigrati ha dietro di sé ragioni molto serie. La prima è che negli Usa vivono (e lavorano, e producono ecc. ecc.) 12 milioni di immigrati irregolari su 334 milioni di abitanti. Due terzi di questi immigrati hanno già vissuto negli Usa per più di 10 anni. Non è poco. Accanto alla questione demografica c’è quella politica. Nel 2012, quando Obama fu rieletto, il suo rivale repubblicano Mitt Romney ottenne solo il 27%  del voto dei “latini”, ormai così numerosi da condizionare un’elezione.

Da quel momento i repubblicani, da sempre fautori della massima severità, si sono resi conto di non poter lasciare ai democratici un bacino di voti di quelle dimensioni. Così per la prima volta hanno accettato di lavorare accanto la Presidente per una riforma complessiva delle leggi sull’immigrazione. Un cambio di stagione totale: solo tre anni fa, l’ostruzionismo repubblicano bloccò una legge per regolarizzare i cosiddetti dreamers (sognatori), cioè quel milione e mezzo di immigrati irregolari portati negli Usa da bambini.

Così la partita Obama-immigrati è in realtà una partita Obama-immigrati-Partito repubblicano: Obama fa il duro per non farsi “scavalcare a destra” dai repubblicani i quali non potranno mai scavalcarlo a sinistra. Intanto, di settimana in settimana, aumenta la convergenza dei due schieramenti politici su norme che prevedono di rinforzare i confini (soprattutto quello con il Messico), di fissare quote di permessi di ingresso in base a esigenze fissate dagli imprenditori, registrazioni biometriche per chi entra ed esce dal Paese e un sistema computerizzato per impedire ai datori di lavoro di assumere immigrati non in regola.

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Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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