RUSSIA CHIAMA CRIMEA. LA CORSA AI MARI CALDI

Russia e Crimea. La mappa rispetto al mar Mediterraneo.Sulla mappa: la Crimea rispetto al mar Mediterraneo.

Russia chiama Crimea. Una lunga storia. Spiegare le ultime mosse del Cremlino con il desiderio di “proteggere” la Flotta del Mar Nero ormeggiata nelle acque di Sebastopoli, in Crimea, infatti, è come spiegare la storia d’Italia partendo dal penultimo governo. L’annessione della Crimea dopo soli 50 anni di “permanenza” della penisola nel territorio dell’Ucraina è solo l’ultima, e per certi versi nemmeno la più clamorosa, delle mosse che da secoli la Russia fa per assicurarsi uno sbocco sui mari caldi, primo fra tutti il Mediterraneo.

Naturalmente ci sono molti modi per ottenere uno scopo come questo e non tutti prevedono crisi internazionali della portata di quella attuale. Russia chiama Crimea. Ma anche russi che agganciano il Mediterraneo con le società off shore che hanno sede a Cipro, con gli investimenti miliardari in Grecia, con le concessioni per l’esplorazione dei giacimenti marini di gas che stanno ottenendo qua e là. Ci riescono con la diplomazia (il successo più clamoroso è stato ottenuto finora nella difesa di Assad in Siria), con il denaro e con le più o meno discrete pressioni che questi due elementi combinati permettono.

Ma il brosok na Jug (il balzo verso Sud) è iscritto da secoli nel Dna della Russia, anche se pare un po’ fuori tempo il pronostico di Gennadyi Zhirinovskij (al quale abbiamo rubato l’espressione sul brosok),  l’ultranazionalista russo che ancora qualche anno fa prevedeva l’avvento di un’epoca in cui i russi avrebbero “lavato i loro stivali con le acque del Mediterraneo”. Resta comunque il fatto che i russi hanno combattuto le guerre più sanguinose del Settecento e dell’Ottocento proprio per marciare verso le acque tiepide. Russia chiama Crimea. Un classico di questa storia.

Russia chiama Crimea. E la Turchia…

Con la Turchia, la sua più diretta rivale a Sud, la russia ha combattuto undici guerre: da quella del 1568-1570 per le sponde del Mar Caspio e quella del 1877-1878, quando le cannoniere russe arrivarono in vista di Costantinopoli e si ritirarono solo per il tempestivo arrivo della flotta inglese. E abbiamo tenuto fuori dal conto la prima guerra mondiale.

Russia chiama Crimea. E pure un po’ d’Italia. Per fermare la calata a Sud dei russi si mobilitò, nell’Ottocento, anche il regno di Piemonte e Sardegna, che mandò 18 mila uomini al comando del generale Alfonso La Marmora a combattere in Crimea, tra il 1853 e il 1856, a fianco di Turchia, Francia e Gran Bretagna contro la Russia. Vittorio Emanuele II e Cavour speravano così di ottenere qualche “credito” internazionale da giocarsi poi a spese dell’Austria. Ma gli altri, le grandi potenze, volevano ridimensionare le ambizioni degli zar e ricacciarli un po’ più a Nord.

In quell’occasione riuscirono a fermarli e poi a imporre loro una pace piuttosto umiliante. Il Mar Nero divenne una sorta di “zona smilitarizzata”, di fatto il limite Sud dell’espansionismo  degli zar. Riuscirono a fermarli ma non a convincerli. Come Vladimir Putin, il nuovo zar, ci sta dimostrando. Russia chiama Crimea.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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