SVIZZERA, LIBERTA’ DI AVERE PAURA

Il referendum popolare, e vincolante per il Governo, con cui la Svizzera ha deciso di mettere un tetto all’immigrazione, compresa quella regolare degli europei comunitari, è la prima dimostrazione di ciò che potrebbe succedere dopo le elezioni europee del 22-25 maggio, occasione per cui tutti prevedono una significativa avanzata dei movimenti euroscettici.

Un posto di frontiera nel Canton Ticino.

Naturalmente la Svizzera non è nell’Unione Europea ma questo vuol dir poco. Serve sempre qualcuno che dia il cattivo esempio. Nel 2005, quando partì l’idiotissima campagna contro “l’idraulico polacco”, cioè contro i lavoratori dei Paesi appena ammessi nella Ue, che avrebbero rubato posti di lavoro e fatto crollare il mercato, gli elettori di Francia e altre nazioni partirono lancia in resta contro le istituzioni europee, fino a bloccare il progetto della nuova Costituzione comunitaria. Naturalmente di idraulici polacchi non se ne videro, ma chi oggi rinfaccia ai Le Pen quelle scemenze?

Il “no” Svizzero è come la campagna contro il fantasma dell’idraulico polacco. L’immigrazione in Svizzera è cresciuta molto, negli ultimi anni, la disoccupazione è ferma al 4% (7% tra i giovani), cioè a una soglia del tutto fisiologica. Ciò significa che dei lavoratori immigrati il sistema economico svizzero aveva bisogno, o comunque era in grado di assorbirli. Il Governo svizzero, in altre parole, non sta mantenendo immigrati che non lavorano. Forse il contrario.

Si potrebbe allora pensare che gli immigrati, che formano il 23% degli otto milioni che popolano la Svizzera, stiano cambiando la natura del Paese, i suoi standard, la sua impronta culturale, le sue abitudini. Però non è vero nemmeno questo. Come ha ben spiegato l’Inkiesta in un suo reportage, proprio nel 2013 l’Economist Intelligence Unit l’ha giudicata il Paese al mondo in cui i cittadini hanno la maggiore possibilità di vivere soddisfatti e felici. E ancora: la Svizzera, ci informa ancora l’Inkiesta, è al non posto nel mondo per qualità della vita, al settimo per la democrazia, al quarto per l’uguaglianza tra i sessi. Bravi loro, gli svizzeri. Ma segno evidente che gli immigrati non hanno per nulla danneggiato lo stile di vita, semmai hanno contribuito a tenerne alti gli standard.

Prima morale della favola: non c’è nulla da fare, se uno vuol avere paura, avrà paura, a dispetto di qualunque cosa. E’ probabile che gli Svizzeri si pentiranno di questa decisione, perché giocare all’isoletta felice nel mondo globalizzato e nell’Europa continentale può diventare molto scomodo. Ma intanto va così.

Seconda morale: i più colpiti dalla nuova politica anti-immigrati e anti-frontalieri della Svizzera saranno gli italiani che lavorano nel Canton Ticino, tra i quali molti simpatizzano per la Lega Nord. Quando le politiche “leghiste” si realizzano, i primi a patirne sono i leghisti. Questo deve farci riflettere sul futuro: se l’Europa si disgregasse, sarebbero gli Stati più solidi, dalla Germania ai Paesi del Nord, a godere di eventuali benefici. L’Italia e i Paesi dell’Europa del Sud ne avrebbero solo danni.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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