BEIRUT S’AFFACCIA SULLA GUERRA CIVILE

La piazza di Beirut dove una bomba ha ucciso l'ex ministro Mohammed Shattah.

La bomba che a Beirut ha ucciso, insieme con molte altre persone, anche Mohammed Shattah, conferma tutti i peggiori timori che da tempo ormai si nutrono per il Libano. Shattah, musulmano sunnita, era stato ministro delle Finanze durante il secondo governo di Rafik Hariri (dal 2000 al 2004; il primo era durato dal 1992 al 1998) ed era attualmente consigliere politico di Saad Hariri, figlio di Rafik, a sua volta premier dal 2009 al 2011 e leader della coalizione “14 marzo” che prende appunto il nome dalla data in cui, nel 2005, Rafik Hariri fu assassinato.

La piazza di Beirut dove una bomba ha ucciso l'ex ministro Mohammed Shattah.

Questo attentato è palesemente la reazione a quello del 19 novembre, quando due kamikaze si lanciarono con le loro autobomba contro l’ambasciata dell’Iran in Libano, uccidendo 25 persone. In quella strage morirono l’addetto culturale dell’ambasciata, Ibrahim Ansari, tre addetti alla sicurezza e la guardia del corpo dell’ambasciatore iraniano in Libano. Il gesto fu rivendicato da un gruppo terroristico sunnita legato ad Al Qaeda.

L’innescarsi di questo “botta e risposta” delle bombe tra i fronti sunnita e sciita è un pessimo presagio e riporta il Libano ai ricordi peggiori della guerra civile degli anni Settanta e Ottanta, cio alla distruzione del Paese. Le bombe e i morti, tra l’altro, ci dicono una cosa precisa: è ormai sbarcata anche in Libano non tanto la guerra civile che sta massacrando la Siria ma la guerra totale che, in tutto il Medio Oriente, oppone i sunniti agli sciiti.

Libano, Siria, Iraq… è una guerra sola. Nel Paese dei cedri, in particolare, è chiaro che l’Arabia Saudita sta sfidando il predominio degli sciiti e di Hezbollah, che pareva consolidato e ora invece mostra crepe rilevanti. Gli Hariri e gli uomini loro vicini come appunto Shattah hanno sempre lavorato come una testa di ponte saudita in Libano. Rafik e Saad Hariri hanno persino la doppia cittadinanza e la loro immensa fortuna di famiglia era stata creata da Rafik proprio a partire da Riad, dalle attività immobiliari avviate laggiù con il benevolo patrocinio della famiglia reale. La stessa ricostruzione di Beirut, certamente un vanto del Governo di Hariri padre, era stata in gran parte realizzata da imprese saudite.

La famiglia reale saudita ha sempre finanziato le correnti estreme dell’islam e non aveva esitato, a suo tempo, a riconoscere persino il regime dei talebani in Afghanistan. Bisogna però chiedersi perché, negli ultimi anni, si sia lanciata a sostenere in modo tanto massiccio e aperto anche il terrorismo che opera lungo tutta la Mezzaluna Fertile. Una delle ipotesi è che l’Arabia Saudita cominci a sentirsi “abbandonata” dagli Usa, che marciano verso l’autosufficienza in campo petrolifero e sembrano disposti a trovare un’intesa con l’Iran, mentre aumentano le ambizioni regionali della Turchia e lo stesso Iraq, con il crescere della produzione di petrolio, comincia a far sentire in campo economico la sua concorrenza.

Vedremo quel che succederà nei prossimi mesi. Certo è che il Libano rischia di esplodere un’altra volta. E con la Siria e Israele intorno, il “botto” potrebbe diventare micidiale.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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