Perché non proviamo a riconoscere che la propaganda contro le armi di distruzione di massa è, di per sé, un’arma di distruzione di massa? Da quando è crollata l’Urss, gli sceneggiatori di Hollywood e le più diverse categorie di (finti) esperti ci hanno riempito la testa con un nuovo incubo atomico: quello delle testate che i terroristi della più varia estrazione avrebbero potuto rubare o comprare presso le sbandate guarnigioni ex sovietiche per usarle contro l’Occidente.
Risultato? Quando i terroristi di al Qaeda hanno voluto colpire, hanno usato i kamikaze e hanno lanciato degli aerei contro i grattacieli di New York. Una strage di massa (2.752 persone uccise), ma senza armi di distruzione di massa. Viceversa, quando gli Usa hanno voluto attaccare l’Irak di Saddam Hussein, hanno usato la propaganda contro le armi di distruzione di massa (ricordate il buon ex generale Colin Powell all’Onu, con il botticino pieno di liquido bianco?): ne è nata una guerra che, con armi ordinarie, ha prodotto alcune centinaia di migliaia di vittime.
Negli ultimi decenni, le armi di distruzione di massa sono state usate solo in tre circostanze: da Saddam Hussein nella guerra (1980-1988) contro l’Iran (20 mila vittime) e poi nella rappresaglia contro i curdi (Halabija, 1988, 12 mila vittime, tutte civili); e ora, se quanto sostengono gli americani è vero, da Bashar al Assad. Inutile ricordare che, nel caso dell’Iran, nessuno spese una parola per condannare Saddam. Anzi, durante la guerra Irak-Iran l’incrociatore Usa “Vincennes”, il 3 luglio 1988, abbattè un aereo di linea iraniano, uccidendo 290 passeggeri (tra i quali 66 bambini).
Tantissimi morti, enormi sofferenze. Ma che cosa giustifica tanta propaganda contro le armi di distruzione di massa se le armi da fuoco leggere provocano ogni giorno oltre 2 mila morti al giorno, più di 730 mila l’anno, dei quali circa 300 mila nella sola Africa? (http://www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Armi-leggere). La risposta è piuttosto chiara: tale propaganda è a sua volta un’arma. Di distruzione di massa, appunto.