RUSSIA E USA, UN’AMICIZIA IMPOSSIBILE

Obama e Putin a colloquio.

La spaccatura sulla Siria al G20 di San Pietroburgo, con Vladimir Putin pronto a dichiarare che aiuterà (ancora) Assad in caso di colpo militare americano contro la Siria, ha rafforzato la retorica sulla “nuova guerra fredda” e ha aiutato gli estremisti dell’atlantismo a dichiarare il Cremlino “nemico dell’Occidente”.

Obama e Putin a colloquio.

Vero? Falso? Un pò dell’uno e un po’ dell’altro. Propaganda e realtà in questi casi si mescolano senza sosta. Mettere sotto accusa Putin perché “proteggere” regimi rivoltanti come quello di Assad (è uno degli argomenti dell’Economist, per dire) fa un po’ ridere: vogliamo fare la conta di quanti regimi disgustosi quanto quello siriano hanno protetto americani, inglesi, francesi e italiani in giro per il mondo, dall’America Latina all’Africa all’Asia?

Certo, l’idea di democrazia che Putin persegue non somiglia a quella americana, inglese o francese. Alla nostra, insomma. E su certi temi, come i diritti delle minoranze, il divario sembra allargarsi invece di restringersi. Anche qui, comunque, bisognerebbe andarci un po’ cauti e approfondire la conoscenza della Russia prima di parlare. Obama ha voluto fare un dispetto a Putin incontrando le associazioni russe per i diritti dei gay e non si è reso conto di aver fatto così un grande favore al Cremlino: la stragrande maggioranza della popolazione russa è perfettamente d’accordo con le cosiddette “leggi anti-gay” approvate di recente. Obama che appoggia i gay russi aiuta Putin e il suo nazionalismo, non il contrario.

Insomma, il rischio è di credere che essere “filo-occidentali” significhi fare tutto come noi e approvare tutto ciò che decidiamo e facciamo. Nella realtà, Putin non è anti-occidentale ma è fortemente filo-russo. In altre parole: la Russia, che è il primo esportatore mondiale di gas e petrolio, e l’Occidente industrializzato avranno sempre interessi divergenti. La Russia ha bisogno che i prezzi del gas e del petrolio restino il più alti possibile, l’Occidente che restino invece il più bassi possibile, perché la macchina industriale possa girare a costi contenuti.

Questa è una realtà che nessun trattato o patto di amicizia potrà cambiare. Ed è quindi inevitabile che, mentre Obama cerca di assicurare agli Usa l’autosufficienza petrolifera attraverso il “petrolio non convenzionale” (si calcola che, grazie appunto allo shale oil estratto dalle sabbie e dalle rocce, gli Usa possano diventare indipendenti per il 65% del loro fabbisogno entro il 2020; da quella data, quanto già oggi comprano in America Latina basterebbe a cancellare le forniture che arrivano da altri continenti), la Russia si guardi intorno e cerchi nuove prospettive presso i Paesi di più recente industrializzazione: l’India, la Cina e così via.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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