ALFANO E BONINO, MINISTRI SOTTO VUOTO

Emma Bonino e Angelina ALfano.

C’è una sola ragione per cui non abbiamo visto le dimissioni del ministro degli Interni Angelino Alfano e del ministro degli Esteri Emma Bonino, ed è la debolezza del Governo, che dovrebbe godere di “larghe intese” e invece soffre di “ristrettissimi limiti”. Solo la fragilità generale protegge i ministri dalle conseguenze della figuraccia galattica che abbiamo fatto di fronte al mondo con la vicenda di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, 6 anni, arrestate con un blitz di 40 uomini e deportate con un misterioso volo privato verso il Kazakhstan dove il loro marito e padre, Mukhtar Ablyazov, è ricercato per truffa, mentre la Gran Bretagna lo protegge come rifugiato politico e oppositore del padre-padrone del Kazakhstan, Nursultan Nazarbaev.

Emma Bonino e Angelina ALfano.

Chi ha esperienza delle Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale sa che non bisogna esaltarsi con certi dissidenti.
Ablyazov è stato un “protetto” di Nazarbaev e poi ministro del Petrolio, cioè il cassiere di un regime che vive e si è arricchito proprio esportando energia. Il problema, però, non è il Kazakhstan (con cui siamo in affari: siamo i quarti investitori dopo Usa, Gran Bretagna e Olanda), ma l’Italia.

Che Paese siamo, se il ministro degli Interni viene ignorato o scavalcato su una questione di questa importanza, anche simbolica? Che Governo abbiamo, se il ministro degli Esteri nulla sa di una vicenda che coinvolge un Kazakhstan dove, per dirne una, l’Eni partecipa per il 20% ai diritti di sfruttamento del più grande giacimento di gas naturale del mondo?

Per non far cenno, ovvio, a concetti come giustizia e umanità, e alla correttezza di procedure con cui in poche ore sono state espulse dall’Italia una madre e una figlia che vi erano regolarmente entrate un anno fa, alla frontiera con la Svizzera. Un minimo senso della decenza, politica e non, avrebbe imposto ai ministri coinvolti di lasciare la poltrona. Se sapevano, perché sapevano. Se non sapevano, perché in un ruolo simile non sapere non è una giustificazione ma un’aggravante.

Pubblicato su Famiglia Cristiana n.29/2013

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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