AUSTERITA’ VS CRESCITA, PAROLE INUTILI

Austerità contro crescita, un dibattito inutile.

Anche se da anni appassiona grandi nomi degli studi economici, premi Nobel compresi, il dibattito “austerità contro crescita” mi pare una gran sciocchezza, buona soprattutto per fornire spunti polemici ai politici a corto d’idee.

Austerità contro crescita, un dibattito inutile.

E’ un po’ come la questione delle tasse, sempre definite “troppo alte”. In sé e per sé, invece, le tasse non sono né alte né basse, tutto dipende da ciò che il cittadino riceve in cambio dell’esborso. Se paghi tante tasse ma sei assistito e riverito dalla nascita alla tomba, come in Svezia, forse ne vale la pena. Se paghi tante tasse e hai in cambio uno Stato che funziona come quello italiano, forse no. E’ un rapporto di scambio economico come tutti gli altri, dunque va giudicato non in base alle cifre assolute ma all’equità dello scambio.

Lo stesso ragionamento vale per la questione “austerity contro crescita”. L’austerity, da sola, non basta certo a innescare la crescita. Questo è facile da capire, lo vediamo tutti i giorni nella vita quotidiana. Ma nemmeno è possibile una crescita senza austerity, cioè senza un occhio attento alla bilancia dei conti. Altrimenti l’Italia, che ha un debito pubblico pari al 127% del Pil (cioè: produciamo 1 e spendiamo 1,27), negli anni scorsi (e dico così perché ora è di moda dare tutte le colpe a Monti) avrebbe dovuto godere di una grande crescita, che al contrario non abbiamo mai visto. Idem come sopra per il Portogallo (debito al 123% del Pil) e, perché no?, per la Grecia, il cui debito è trionfalmente arrivato al 160% del Pil.

Sull’altro lato della barricata troviamo la Germania, patria dell’austerità di questi anni. austeri come sono, i tedeschi dovrebbero essere in piena recessione. E invece, guarda caso, la loro economia marcia come un treno: tra il 2008 e il 2012 è cresciuta del 2,4% mentre quella italiana (vale la pena ricordarlo: in quegli anni ci governava Berlusconi, che ora vorrebbe per sé il ministero dell’Economia o quello del Tesoro o magari entrambi) calava dell’8% e quella europea in media del 4,4%.

La vera verità è che né l’austerità “alla Monti” né il debito “alla Berlusconi” possono produrre crescita senza un serio e deciso programma di riforme. E’ la mancanza di riforme, cioè dell’adeguamento dei sistemi di funzionamento del sistema alle mutate condizioni del mercato, ad azzoppare l’Italia e l’Europa e a rendere l’austerità un rimedio di breve periodo pesante per il malato, e il debito una droga che crea nel malato dipendenza e non benessere.

La cancelliera Angela Merkel non ha avuto questo problema, in gran parte perché gliel’aveva risolto il suo predecessore, il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, che tra il 2003 e il 2005 fece approvare una lunga serie di provvedimenti raggruppati nella cosiddetta Agenda 2010. Oltre a notare la solita precisione tedesca (in effetti, l’Agenda cominciò a produrre i suoi risultati proprio intorno al 2010), dobbiamo ricordare che per la sua Agenda, il cancelliere affrontò una lunga battaglia interna al partito, una dura opera di convincimento dei sindacati e in generale un logoramento politico che lo portò alla sconfitta nelle successive elezioni, quelle che appunto premiarono la Merkel.

Quello che manca tuttora all’Italia è proprio tutto questo. Un serio programma, uno statista disposto a sostenerlo anche a scapito dell’interesse personale e di partito, un’opposizione disposta ad assumere e difendere il programma altrui se valido e conveniente al Paese. Il resto, a partire dal dibattito su austerità e crescita, è tutta fuffa.

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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