THATCHER, AMMIRATA E DIMENTICATA

Margaret Thatcher con Ronald Reagan.

La scomparsa di un grande personaggio come Margaret Hilda Thatcher, pur avvenuta quando l’età era già tarda e dopo una lunga assenza dalla vita pubblica e politica, ha un effetto sicuro: fa sparire i toni intermedi, mette in campo solo amici o nemici, elogi sperticati o critiche feroci. Il fatto curioso, nel caso dell’unica donna premier della storia inglese (dal 1979 al 1990), nonché prima donna premier in Europa, è che questo avviene in morte proprio come avveniva in vita.

Margaret Thatcher con Ronald Reagan.

D’altra parte, fosse il carattere o fossero le idee, la Lady che sarebbe diventata di ferro era stata divisiva sempre, anche prima di conoscere la grande politica. Subì due bocciature elettorali (1950 e 1951) per entrare in Parlamento solo al terzo tentativo. Fu tra i pochi conservatori a votare per la depenalizzazione dell’omosessualità e dell’aborto. Fu a favore della pena di morte quando l’Inghilterra decise di abolirla. E da ministro dell’Istruzione, all’inizio degli Anni Settanta, si guadagnò il soprannome di «Thatcher the milk snatcher» (Thatcher la ladra di latte) per aver tolto il latte gratuito agli scolari delle elementari.

Poi, dal 1975, la guida del partito e dal 1979 quella dell’intero Paese, precedendo di poco l’ascesa di Ronald Reagan, presidente Usa dal 1981. I due avevano molto in comune. Identica fiducia nelle teorie di Friedrich von Hayek, l’economista austriaco (premio Nobel nel 1974) che attribuiva lo sviluppo della civiltà all’espansione della proprietà privata. E uno spettro condiviso: l’Urss, mai temuta e combattuta come quando stava declinando. Ne risultò, per l’una come per l’altro, una ferrea convinzione nel binomio Stato forte – economia libera.

Per la Thatcher in economia ciò volle dire: nel primo mandato, lotta dura all’inflazione per rilanciare l’economia, anche a costo di far crescere la disoccupazione; nel secondo, privatizzazioni a oltranza (la compagnia aerea, il gas, le telecomunicazioni, l’acciaio…) e smantellamento del potere d’interdizione delle corporazioni sindacali; nel terzo, una riforma fiscale (la poll tax) che favoriva i forti e penalizzava i deboli, e un’ostilità verso il processo di integrazione europea portata ai massimi livelli.

E lo Stato? In una parola, intransigente: verso i terroristi (1980, assalto di terroristi all’ambasciata dell’Iran a Londra), l’Ira (1981, muore di fame in carcere il militante Bobby Sands), l’Argentina (1982, guerra delle Falklands o Malvinas), la Libia (bombardata dagli Usa nel 1986 con l’appoggio inglese). Nei lunghi anni del suo governo, l’Inghilterra, è fuor di dubbio, conobbe una solida rinascita, nelle attività produttive e monetarie (il dominio della City sulla finanza nacque allora) sia nello status internazionale, appoggiato peraltro al ruolo di primo e più fedele alleato degli Stati Uniti che la Thatcher perseguì con tenacia.

Questo, come il caso Blair e la guerra in Iraq dimostrano, è uno dei lasciti a cui l’Inghilterra non ha saputo rinunciare, anche se nessuno dei leader conservatori successivi ha mai riconosciuto nella Lady il proprio genitore politico. E infatti: nel 1990 la Thatcher fu fatta fuori da una congiura interna al partito, adesso il Governo conservatore le nega i funerali di Stato. Ora i giornali inglesi scrivono che la Thatcher non ha cambiato l’Inghilterra ma ha cambiato il mondo. Se è vero ciò che dicono, resta da chiedersi: ci piace come l’ha cambiato, ci piace quello che il mondo è diventato?

Pubblicato sull’Eco di Bergamo del 9 aprile 2013

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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