L’ITALIA E LA FRITTATA SENZA UOVA

Beppe Grillo.

“Qui da noi la rappresentazione è importante quanto la realtà, anzi molte volte più importante”. Tra qualche mese saranno passati cinquant’anni dalla prima pubblicazione di “Gli italiani” di Luigi Barzini, un testo che andrebbe tenuto sul comodino o sulla scrivania. Basta aprirlo, anche a caso, per trovare pagine che si adattano perfettamente ai giorni nostri, anzi, alle ore nostre. Senza sbaffi. Senza differenze.

Beppe Grillo.

E’ perfetta, per esempio, la citazione con cui ho aperto. Un ragionamento che Barzini approfondisce in diversi passi del libro, per esempio quelli dedicati a Mussolini: che aveva per “vero disegno” non quello di creare un Paese forte e sviluppato o militarmente competitivo ma “soltanto di mettere in scena il più vasto e durevole spettacolo mai visto, di cui egli era lo sceneggiatore, il regista e il protagonista eroico”. Anche il Duce aveva i suoi precedenti (come recitazione di sé anche Garibaldi non era male; e l’intero Risorgimento fu poi ben organizzato in una rappresentazione più gradevole del vero), in ogni caso da lì non ci siamo mai mossi.

Non pare, il ritratto di Mussolini secondo Barzini, perfetto anche per Berlusconi? Il quale, con la maggioranza parlamentare più vasta della storia repubblicana, è riuscito solo a far credere a un po’ di elettori, indifferenti al nulla delle sue proposte politiche, di essere un povero perseguitato dalla magistratura? E di Grillo che vogliamo dire? Io direi quello che dice Barzini: “Per molti fedeli semplici, la statua del Santo è il Santo”. E non è questo il Paese in cui Crozza e Saviano sono seguiti come oracoli della politica?

Ha ragione Barzini quando scrive: “Questa fiducia riposta nei simboli e nelle rappresentazioni… è il tratto fondamentale del carattere nazionale. Domina la vita pubblica. Foggia la politica e i suoi disegni politici”. Non c’è numero, dato o decisione concreta, da noi, che si possa opporre all’incapacità nazionale di distinguere tra forma e sostanza. Di costruire intorno alla cacca una tale scenografia da poterla poi rivendere come cioccolata.

Chiamare le cose con il loro vero nome sarebbe il compito della cultura e degli intellettuali. I quali, però, hanno abdicato da tempo. Quando i leader della Lega Nord sparavano tali e tante scemenze da parerci dei goffi campagnoli sbarcati per sbaglio in città, loro costruivano intorno a quella semplice realtà una pomposa scenografia basata sulla “questione del Nord”, sulle “regioni produttive”, sulla “afasia della sinistra” che li portava non a dire “tutti questi problemi non potranno certo essere risolti da Bossi e Calderoli” ma a prender per buone e giustificabili tutte le scemenze dei leghisti. Abbiamo visto com’è andata a finire: al Governo i leghisti hanno fatto un pasticcio dopo l’altro, il loro partito è sprofondato nel ridicolo insieme con Bossi e famiglia. E i leghisti che ancora conservano il potere sono in realtà dei piccoli trasformisti post-democristiani che ben si guardano, laddove comandano, dall’applicare le ricette che volevano invece rifilare all’Italia.

E quelli che spacciavano Berlusconi come un liberale riformatore? Capisco Belpietro e Sallusti, ma gli editorialisti del Corriere della Sera? Con tutte le loro arie, ci hanno messo dieci anni ad accorgersi che di riformare il Paese il Cavaliere non aveva proprio voglia, impegnato com’era a metter sù il proprio personale Circo Barnum italiano. Rileggiamo Barzini, quando parla degli italiani che sono “spesso portati ad applaudire assai di più quelle realizzazioni che maggiormente e più pericolosamente si allontanano dalla realtà”. E ancora: “Molti, pur rendendosi conto della mistificazione, applaudono la destrezza di chi la perpetra. Occorre un grand’uomo per fare cose del genere. Chiunque sa preparare una frittata con le uova. Soltanto un genio sa prepararla senza uova”.

Ecco, quelli siamo noi. Ora ci proviamo con Grillo, sempre alla ricerca del genio che saprà apparecchiarci la frittata senza chiederci uova. Che risanerà l’economia senza chiederci sacrifici. Che costruirà fabbriche senza consumare il territorio. che ci darà un Welfare perfetto senza chiederci di pagare le tasse. Che ci farà lavorare meno e guadagnare di più. che ci farà viaggiare senza pagare il biglietto. Che ci regalerà il Paradiso in terra. I voti per Re Silvio e per Re Grillo questo sono. Come pure i toni di certe speranze salvifiche riposte in Matteo Renzi. E com’è giusto, stiamo finendo per non avere né la frittata né le uova.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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