GRILLO, BERSANI E SILVIO EREDI DI TAFAZZI

Beppe Grillo durante uno dei suoi comizi.

Tra il 2007 e il 2011 l’Italia, per restare nella Ue e partecipare alle sue politiche, ha speso 22 miliardi di euro. Il che significa che destra, sinistra e Monti, divisi su tutto, su una cosa si sono trovati: l’Europa ci è necessaria. Come si dice al mercato: vale la spesa.

Beppe Grillo durante uno dei suoi comizi.

Ora, si può discutere sulle dimensioni dell’investimento (in termini assoluti, l’Italia è il quarto Paese, dopo Germania, Francia e Gran Bretagna, per contributi versati all’Unione Europea, ma in proporzione al Pil è il primo), e infatti nell’ultimo vertice europeo di bilancio il governo si è battuto per riequilibrare gli esborsi. E si può persino discutere se restare o no in Europa. Quello che, invece, non si può fare è discutere di Europa come se ne fossimo già fuori. Manco a dirlo, è proprio ciò che facciamo.

Il PdL ha condotto la sua campagna elettorale all’insegna del “no” alla Germania e alla Merkel, dimenticando forse che il 27% del Fondo Salva-Stati è fornito dalle casse tedesche. Anche, anzi, soprattutto con quei soldi la Banca centrale europea e Mario Draghi hanno comprato i titoli pubblici italiani all’apice della crisi, abbattendo il famoso spread e aiutando lo Stato italiano a stare in piedi.

Il Pd ha molto parlato di crescita senza peraltro spiegare come si possa innescarla in un’Europa impoverita che deve sostenere la decadenza economica dei soci di maggioranza (Italia, Spagna, Francia, oltre alla solita Grecia) e intanto promuovere lo sviluppo dei Paesi dell’Est (la Polonia è il Paese che riceve di più dalla Ue, circa 11 miliardi nel 2011).

Ora è sulla scena Beppe Grillo, che si applica con passione: prima dice ai giornali tedeschi che in capo a un anno l’Italia non riuscirà più a pagare i debiti; poi lancia l’idea di un referendum, sia pure solo in Rete, sull’eventuale uscita dall’euro. Cari creditori, i vostri soldi sono perduti. Cari italiani, contro la crisi forse faremo ciò che nessun Governo, nessun popolo e in poche parole nessun altro (a parte forse l’estrema sinistra greca) ha mai pensato di fare: andremo a farci una passeggiata. Al confronto di noi italiani, Tafazzi era un dilettante.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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