IRAQ, IL NUOVO PATRIARCA DEI CATTOLICI

Louis Raphaël I Sako, nuovo patriarca caldeo, nella foto scatta nel 2003 quand'era parroco a Mosul.

Si può onorare un nuovo Patriarca ricordando un profumo di frutta candita? Nel caso di Louis Raphael I Sako, 65 anni, appena nominato patriarca di Babilonia (succede al patriarca Emanuel III Delly, ritiratosi all’età di 85 anni) e guida della Chiesa cattolica caldea dell’Iraq, forse sì.

Louis Raphaël I Sako, nuovo patriarca caldeo, nella foto scatta nel 2003 quand'era parroco a Mosul.

E’ il piccolo privilegio che deriva dall’averlo incontrato e conosciuto nel 2003, pochi giorni prima che la “coalizione dei volenterosi” guidata dagli Stati Uniti attaccasse. Eravamo a Mosul, la grande città irachena del Nord, capitale della regione dove la presenza dei cattolici era più fitta. Sua Beatitudine era allora “solo” parroco, ma in un’area delicatissima: dal punto di vista politico, perché il regime sorvegliava da vicino quella popolazione composita (dal punto di vista etnico, con molti curdi nella maggioranza araba; e da quello religioso, con molti cristiani tra i musulmani); strategico, perché si sapeva che un eventuale attacco americano sarebbe arrivato anche da Nord, oppure avrebbe trovato forte appoggio nel il Kurdistan ribelle a Baghdad e allora protetto dalla “no fly zone”; economico, perché poco più a Sud comincia la zona dei campi petroliferi e delle raffinerie dell’Iraq.

La città era piena di tensioni, e la primavera fredda e reticente, con le sue piogge, certo non aiutava. Arrivammo alla parrocchia sotto l’acqua, accompagnati da un “interprete” che ci era stato imposto dalle autorità e che ci aveva seguito fin da Baghdad con il compito evidente di farci fare meno cose possibile e di farci incontrare solo persone non interessanti. A due giornalisti di Famiglia Cristiana, però, la visita alla parrocchia non si poteva proprio negarla. E l’incontro si rivelò una rivelazione: padre Sako parlava con una franchezza che non avevamo mai incontrato prima, raccontando il suo Iraq e prefigurando, pur con le dovute cautele, l’Iraq che sarebbe potuto nascere dall’abbattimento della dittatura di Saddam Hussein. E, appunto, ci offrì la frutta candita e lo yogurt più squisiti che si potessero immaginare.

Il 20 marzo partì l’attacco americano e il 14 novembre di quello stesso 2003 padre Sako divenne monsignor Sako, arcivescovo di Kirkuk. Ora pochi ricordano che cosa fosse l’Iraq di quelle settimane. Poco prima della sua consacrazione, i due figli di Saddam Hussein erano stati scovati e uccisi proprio a Mosul; il 12 novembre l’attentato a Nassiriya fece 19 morti italiani (e 28 in totale); il 13 dicembre fu scoperto e arrestato lo stesso Saddam Hussein. Tra i vescovi che consacrarono monsignor Sako c’era anche monsignor Paulos Faraj Rahho, che nel 2008 fu poi rapito e ucciso a Mosul. Insomma, era un Iraq in piena guerra, investito dall’offensiva del terrorismo e minacciato da una totale anarchia.

Da arcivescovo di Kirkuk, in un contesto di grandissima difficoltà e pericolo per la persecuzione dei cristiani, monsignor Sako si è distinto per le iniziative a favore del dialogo interreligioso. Clamorosa quella del 1009 quando, all’inizio del Ramadan (il mese del digiuno e della preghiera per i musulmani) riuscì a raccogliere i leader delle diverse confessioni religiose per un pubblico appello a favore della pace e della riconciliazione nazionale. E nell’agosto del 2011, quando una bomba esplose sulla soglia di una chiesa cattolica di Kirkuk, ferendo 23 persone, monsignor Sako chiese agli imam sciiti e sunniti (quasi sfidandoli) di condannare il gesto perché “contrario a Dio e alla religione”. Aggiungendo: “Nonostante quanto sta succedendo, noi non ci arrenderemo mai. Continueremo la nostra missione. Non smetteremo mai di testimoniare il Cristo”.

Un uomo di fede, di azione e di pensiero, visto che ha scritto venti libri e centinaia di articoli. Monsignor Sako ora è Sua Beatitudine il patriarca di Babilonia, e come tale lo salutano tutti i cattolici d’Oriente.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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