HOLLANDE: GUERRA IN AFRICA E IN FRANCIA

La manifestazione di Parigi contro le nozze gay.

Come tutti i regimi in difficoltà, anche quello del socialista francese François Hollande ricorre ai giochi circensi per non mostrare al popolo come stanno davvero le cose. Già un mese fa i sondaggi parlavano chiaro: il 47% dei francesi aveva un’opinione negativa del Presidente, contro il 44% che ne aveva una positiva. I motivi sono piuttosto trasparenti: nel 2012 il Prodotto interno lordo è cresciuto di… nulla,  solo 0,1% e ben poco (0,3%) crescerà nel 2013 secondo le previsioni degli esperti. La disoccupazione non si schioda dal 10,7% e la produzione industriale nel 2012 è calata del 3,7%%. Il deficit di bilancio è al 4,5% su base annua.

La manifestazione di Parigi contro le nozze gay.

Di fronte a un quadro fosco, che ancor più s’incupisce in prospettiva mentre un minimo si rasserena quello di Italia e Spagna, Hollande finora ha partorito quasi solo l’ideona della super-tassa sui super-ricchi. Sbandierata come un atto di equità sociale, la questione è finita in farsa: prima perché i francesi hanno scoperto che avrebbe toccato in tutto 1.500 contribuenti che, essendo appunto super-ricchi, potevano tranquillamente sottrarsi al balzello prendendo la cittadinanza di Paesi fiscalmente più ospitali (vedi, tra gli altri, l’attore Depardieu); poi perché la tassa è stata bocciata dalla Corte Costituzionale.

Così Hollande è ricorso allo strumento più tipico dei governanti che non sanno bene che pesci pigliare: si è regalato due guerre. Una è quella in Africa, contro gli estremisti islamici che, nel Mali, hanno messo le mani sulla rivolta dei tuareg, che hanno in pratica staccato il Nord dal resto del Paese. Sia chiaro: l’Africa subsahariana è piena di problemi legati alla diffusione dell’estremismo e del terrorismo islamico, con i miliziani dell’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) pronti a stringere alleanze con tutti i movimenti insurrezionali dei diversi Paesi. In Algeria come nel Mali, in Niger come in Nigeria. La Francia, che ha molti interessi nella regione (uranio, gas, petrolio, le grandi aziende francesi sono tutte presenti), è ovviamente coinvolta, anche al di là del fatto che 7 francesi siano oggi nelle mani di rapitori più o meno politicizzati.

Ma perché proprio adesso? E perché andare all’attacco in perfetta solitudine, salvo poi chiedere aiuto agli Usa? Non basta la Risoluzione 2071, approvata in ottobre dal’Onu per legittimare l’intervento militare in Mali, per spiegare tanta fretta e, a giudicare dall’esito delle prime operazioni delle forze armate francesi in Mali, tanti rischi. E’ probabile che con questa guerra Hollande cerchi di ripetere quanto fece Sarkozy con la guerra in Libia: difendere gli interessi della Francia, certo, ma anche cercare la rimonta negli indici di gradimento, approfittando del fatto che Oltralpe l’interesse nazionale non è argomento dibattibile o contestabile, e intorno all’esercito si stringe in automatico l’intera opinione pubblica.

Il presidente Hollande.

L’altra guerra che Hollande si regala, invece, è quella domestica, che oggi a Parigi ha visto una delle sue battaglie. Intendo la guerra a favore delle nozze gay e dell’adozione permessa alle coppie omosessuali, come da progetto di legge che il Governo si è affrettato a licenziare. Hollande sa che parte importante del suo elettorato è favorevole e quindi, in questi tempi di vacche politicamente magre per lui, si è affrettato a dar corso a quello che, nel suo programma in 60 punti per le elezioni presidenziali, dopo tutto era solo il punto n.31. Anche qui, però, i suoi calcoli sembrano almeno un po’ ottimistici. Oggi , per la seconda volta in due mesi, Parigi è stata invasa da centinaia di migliaia di persone contrarie alle nozze gay.

E non si deve credere a un rigurgito anti-statalista della Chiesa cattolica, che nella laicissima Francia non avrebbe nemmeno la forza di organizzare un’opposizione così forte. Il fatto è che la Francia sul tema si è spaccata in due e che l’ostilità al “matrimonio per tutti” (questo lo slogan) è perfettamente trasversale a tutti gli strati della società e a tutti gli schieramenti politici. E’ contrario, per dire, l’ex leader socialista Jospin, così come lo sono il rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, e il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim. Soprattutto, l’opinione pubblica francese rifiuta l’idea che su un tema tanto delicato (basta pensare che il Governo francese, in una prima stesura, voleva con questa legge rendere pratica normale anche la procreazione medicalmente assistita…) decidano i politici e reclama a gran voce, da sinistra e da destra, un referendum.

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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