MA PER GAZA NON TIRATE IN BALLO L’IRAN

Una manifestazione contro Israele a Teheran.

E’ bastato che i soliti think tank conservatori americani tirassero fuori l’Iran, ed ecco che dai quattro cantoni si cerca di spiegare l’ennesima guerra di Gaza come un confronto militare con l’Iran combattuto sulla pelle dei palestinesi. Come se a Israele e Hamas servissero ragioni “terze” per spararsi. Come se l’Iran, che ha molto mal digerito la freddezza dei palestinesi verso la causa di Bashar al Assad in Siria, potesse comandare a bacchetta Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano.

Una manifestazione contro Israele a Teheran.

Questo è ciò che piace sostenere alla destra Usa, portavoce del Governo di Israele. Israele a cui fa comodo, nel momento in cui rovescia la propria potenza militare su un nemico aggressivo ma molto debole, un avversario “grosso e cattivo” da sventolare di fronte al mondo. Così l’Iran, lo stesso Iran che fino a qualche settimana fa andava attaccato perché ormai in procinto di costruire la bomba atomica, adesso va bene anche per gli ansanti missili di Hamas.

In questa crisi, invece, l’Iran non c’entra nulla, intendendo con “nulla” il solito tran tran terroristico: soldi ad Hamas, armi alle brigate. La vera verità è che Israele e Hamas hanno bisogno l’uno dell’altro. Il Governo dello Stato ebraico (qualunque Governo) necessità di un nemico per giustificare la politica di lenta ma progressiva espulsione dei palestinesi dai Territori Occupati. Che da anni non sono più solo occupati ma sostanzialmente annessi, con l’aumento perenne degli insediamenti e l’incremento delle persone che li abitano, e la parallela atomizzazione (tramite il Muro, i check point, il taglio delle vie di comunicazione) della porzione di terra ancora abitata dai palestinesi. Tutti sanno che, al di là delle vane minacce palestinesi e del delirio degli ayatollah, lo Stato di Israele da tempo non corre più il rischio di essere eliminato dalla carta del Medio Oriente. Ma non si può dire, perché altrimenti come si potrebbe giustificare la politica israeliana?

Un missile sparato da Gaza verso Israele.

Hamas è il perfetto contraltare di questa strategia. Senza Israele, senza il mito del perfido Stato ebraico da combattere ed eliminare, che senso avrebbe Hamas? E’ incapace di governare (e proprio la Striscia lo dimostra: quasi 800 milioni di dollari di budget nel 2012 e da luglio nessuno stipendio per i 40 mila dipendenti pubblici), incapace di trattare, incapace persino di spiegare la propria causa e di propagandarla. Il terrore di Hamas non sono le bombe degli israeliani ma i palestinesi della Cisgiordania, soprattutto da quando si sono messi a fare un minimo di politica senz’armi. Quando spara i suoi missili, Hamas sa benissimo di fare il solletico alla potenza militare di Israele. Vuole solo dimostrare di poter fermare qualunque trattativa, anche quella inutile che Barack Obama ogni tanto tira in ballo per cazzeggiare.

Per cui, francamente: se non morissero tante persone, si potrebbe persino ridere dell’ipotesi che a questi due serva la scusa dell’Iran per farsi del male. Il quale Iran, a sua volta, ha la grana della Siria da risolvere. Perché se cade Assad, Ahmadinejad e soci perdono l’unica spalla che, facendo da ponte verso il Libano e il Mediterraneo, garantiva all’Iran una certa proiezione internazionale. Domani, senza Assad e la cricca degli alawiti, sostituiti con ogni probabilità da un regime integralista sunnita, l’Iran sarà completamente circondato da regimi sunniti (gli iraniani sono sciiti) e in qualche modo fedeli agli Usa: Turchia e Azerbaigian a Nord, Arabia Saudita e Iraq (e più in là la Giordania) a Ovest, Afghanistan e Pakistan a Est. Altro che Gaza.

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

Altri articoli sul tema

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Top