Barack Obama è di gran lunga favorito, tra i giovani sotto i 30 anni d’età, rispetto a Mitt Romney. Il Pew Research Center di Washington ha misurato il vantaggio del Presidente sullo sfidante in 59 a 33%, un dato che non è cambiato di molto per tutta la campagna elettorale.
Obama ha però un grosso problema: rispetto al 2008, gli under 30 sono molto meno “caldi” rispetto alle presidenziali e molti di loro non andranno nemmeno a votare. I giovani che stanno seguendo “molto attentamente” la campagna elettorale sono il 18%, mentre erano il 35% nel 2008. E solo il 50% dei giovani si è registrato per andare a votare, contro il 61% del 2008. Questo 50%, inoltre, è il dato più basso (nella stessa categoria d’età) delle ultime cinque elezioni presidenziali. Una fetta importante di un settore elettorale in linea di principio sicuro per Obama, quindi, non andrà nemmeno a votare.
Romney, a sua volta, non può gioire troppo per questo: l’astensione dalle urne sembra voler colpire anche i giovani di simpatie repubblicane. Per lui, però, c’è un altro motivo di soddisfazione: aver reso più incerto il voto dei cattolici americani, da sempre considerati uno dei più grossi gruppi di “swing vote”, cioè di voti pronti a passare da un campo all’altro.
Lo dimostrano i dati delle ultime elezioni: nel 2000, il 50% dei cattolici votò per Al Gore e il 47% per George W. Bush; nel 2004, il 52% dei cattolici sostenne Bush e il 47% il democratico John Kerry; nel 2008, Obama ottenne il 54% dei voti dei cattolici contro il 45% di John McCain. Tutti gli indicatori oggi dicono che il 54-45 di quattro anni fa non si potrà ripetere. E questo è certamente un buon risultato per Romney.