E se la Gran Bretagna uscisse dall’Unione Europea? L’ipotesi, molto dibattuta sulla stampa anglosassone, è diventata meno peregrina da quando il premier David Cameron ha messo a segno una raffica di dichiarazioni “euroscettiche”: prima ha fatto annunciare che il suo Governo si avvia a disdire 133 accordi europei su giustizia e collaborazione tra polizie finora sottoscritti anche dalla Gran Bretagna; poi ha auspicato un’Europa “a due velocità”, una per i Paesi dell’euro e una per gli altri (e la Gran Bretagna non è nell’euro); infine, ha fatto cenno a un possibile referendum per chiedere agli inglesi che fare rispetto alla Ue, conscio che in questi anni di crisi il già debole sentimento europeista si è ancor più affievolito..
Dobbiamo crederci? Dobbiamo immaginare che Londra stia per prendere la porta? A me, per quel che vale, verrebbe da dire: magari! La Gran Bretagna non crede all’integrazione del Continente, questo è chiaro da sempre. Sfrutta il progetto unitario per quel che le conviene, e si tiene fuori da ciò che significa, tanto per intenderci, cessione delle prerogative nazionali. Lo stesso Cameron ha detto e ripetuto che la Ue dovrebbe concentrarsi di più sulla costruzione di un unico, grande libero mercato da 500 milioni di persone, e molto molto meno su tutti gli altri aspetti, quelli più propriamente politici: difesa comune, politica estera comune, ecc. ecc.
Bisogna però distinguere tra tattica e strategia, tra bisogni del momento e progetti di lungo periodo. Nell’immediato Cameron deve fronteggiare una marea montante di scontento nei confronti della sua politica e della cosiddetta “Big Society” che fu il suo slogan vincente. In questi casi, un nemico esterno serve sempre a distrarre l’attenzione degli elettori. Come la Lega Nord in Italia, che per anni ha nascosto dietro il “pericolo immigrati” il vuoto cosmico della sua proposta politica, Cameron si fa scudo delle innegabili difficoltà dell’Europa.
Ma da qui ad andarsene… Primo fatto: l’Unione Europea vale circa metà del commercio estero e degli investimenti esteri della Gran Bretagna. Secondo fatto: Londra è la più grande piazza finanziaria d’Europa e la finanza vale da sola più del 10% del Prodotto interno lordo inglese. Ma questo solo se Londra resta nell’Unione Europea. Se ne uscisse, la Ue potrebbe creare una sua piazza finanziaria specifica (Francoforte?), incapace di rivaleggiare con Londra ma certo capace di portarle via un bel po’ di affari. Prospettiva che sarebbe ancor più concreta se passasse l’idea di Cameron di un’Europa “a due velocità”, una per i Paesi dell’Euro (che sarebbero inevitabilmente spinti a una maggiore integrazione, anche e soprattutto finanziaria) e una per i Paesi non Euro.
E’ un po’ difficile che gli inglesi si diano la zappa sui piedi in questo modo. Per cui, anche loro, faranno come tutti gli altri: un sacco di critiche e di sarcasmi, per poi restare più o meno tranquilli in Europa. Perché si può dire ciò che si vuole, ma nella Ue tutti vogliono entrare e nessuno è davvero disposto a uscire.