IL NOBEL ALLA UE? UN’OTTIMA IDEA

A differenze di quanto molti pensano, il Premio Nobel per la Pace assegnato all’Unione Europea è un’ottima idea. Infinitamente migliore, tanto per dirne una, dell’idea di assegnarlo a Barack Obama (che infatti ha poi abbondantemente usato lo strumento della guerra), Jimmy Carter, Al Gore, Kofi Annan e Mohammed Al Baradei, per citare solo alcuni de personaggi, pure illustri, che l’hanno avuto negli ultimi anni.

A posteriori, cioè a premio deciso, possiamo persino ammettere che avremmo dovuto pensarci noi, e non lasciare ai sempre un po’ imprevedibili saggi di Oslo il compito di vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti. Proviamo a elencare alcune ragioni per cui il Nobel per la Pace sta benissimo nella bacheca della Ue:

  1. Non esiste al mondo un’altra “area” di queste dimensioni (oltre 4 milioni di chilometri quadrati) e con tanta popolazione (500 milioni di persone) che attualmente viva in pace assoluta. Men che meno ne esiste una così grande e così popolosa che viva in pace da decenni. Poiché la pace non è uno stato di natura (come anche gli europei sanno bene) ma uno stato che si conquista e poi si deve mantenere, si può ben dire che l’Unione Europea sia stata una straordinaria costruttrice di pace.
  2. Questa attitudine della Ue si è realizzata anche integrando i Paesi usciti dal blocco comunista dell’Est. Nel 2004 sono entrati nell’Unione anche Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria (oltre a Malta e Cipro), e nel 2007 Bulgaria e Romania. Per tutti questi Paesi l’ingresso nella Ue ha significato l’ancoraggio a una realtà pacifica e prospera, e quindi un incentivo e una garanzia di pace e prosperità. Molti di questi Paesi, in quegli anni, erano ancora in bilico e per nulla sicuri di aver imboccato in modo definitivo la strada della democrazia e dell’unità. L’Unione Europea li ha indubbiamente aiutati.
  3. La Ue ha avuto una funzione benefica anche sui conflitti che molti di questi Paesi si portavano (e in qualche caso ancora si portano) appresso come pesante eredità della loro storia. Pensiamo alla Polonia nei confronti della Russia, a Cipro divisa tra le sue componenti etnico-nazionali, ai Paesi baltici… Per tutti la mediazione Ue ha significato conflitti meno aspri e maggiore possibilità di far sentire le proprie ragioni.
  4. L’Unione Eur0pea ancora adesso svolge una funzione di aiuto ai Paesi membri in difficoltà che indubbiamente aiuta la pace. Pensiamo alla Grecia: si può criticare l’azione della Ue come si vuole, ma senza gli aiuti comunitari oggi la Grecia sarebbe in preda al caos. E forse sarebbe dominata da quei partiti di destra, razzisti e fascisti, che già raccolgono molti consensi.
  5. Ultimo ma non proprio ultimo: nella Ue vivono oggi 32,5 milioni di immigrati, pari al 6,5% della popolazione totale. Il che significa che l’Unione ha anche espresso un potenziale di accoglienza e integrazione non da poco.

Tutto questo non equivale a dire che la Ue sia priva di difetti, che non possa essere di molto migliorata, che la sua azione debba diventare più incisiva, ecc. ecc. Resta il fatto che questo Nobel è ben meritato.

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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