MA SULL’ITALIA MOODY’S HA RAGIONE

Da Berlusconi a Monti, la storia con Moody’s si ripete. Il 5 ottobre 2011 l’agenzia di rating Moody’s ci inflisse un downgrade da AA2 ad A2, un salto negativo in classifica di ben tre gradi, una punizione assai notevole per un Paese come l’Italia, la terza maggiore economia della zona euro. Ieri la stessa agenzia ha degradato il debito pubblico italiano da A3 a Baa2 (retrocessione di due gradi), punizione di nuovo notevole per un Paese che si vanta di fare, con Mario Monti, degli ottimi compiti a casa sotto forma di riforme e sacrifici.

Oggi come allora, il Governo e i suoi alleati politici gridano al complotto oppure dicono che le valutazioni delle agenzie sono una cosa e l’economia reale un’altra, fanno notare che le aste dei titoli di Stato vanno bene, che la Borsa tiene… Nessuna differenza, anche qui, tra le reazioni di Berlusconi e quelle di Monti (uno più caciarone, l’altro più british). Unica diversità rilevabile: gli “esperti” paiono più disponibili oggi con Monti, giudicato più serio e affidabile, di quanto lo fossero con Berlusconi.

Tutti sembrano dimenticare che la valutazione di Moody’s non riguarda questo o quel Governo in carica ma il cosiddetto “rischio Paese”, la sua affidabilità e convenienza per un investitore. E se affrontiamo la questione da questo punto di vista, siamo costretti ad ammettere che Moody’s aveva ragione nell’ottobre 2011 come ha ragione anche oggi.

Del 2011 non vale nemmeno la pena di  parlare. Berlusconi era un interlocutore squalificato su tutte le piazze, in Europa negli Usa e presso le grandi istituzioni internazionali. E alla capacità di affrontare la crisi del suo Governo, malato di suo e infettato dal virus del cialtronismo leghista, non credeva più nessuno. Ma oggi? Non ci stiamo forse ammazzando di sacrifici e di tagli? Monti non ha forse ricostruito un rapporto di credibilità, se non di fiducia, con i partner politici ed economici internazionali? E allora perché Moody’s si accanisce?

Ma Moody’s non si accanisce affatto. E la ragione sta in ciò che Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale, ha detto proprio a proposito di questo ennesimo downgrade. Il ministro ha definito “chiacchiere da salotti” i giudizi dell’agenzia, e ha aggiunto due cose: la prima, “Il 99% delle cose fatte da questo Governo andava comunque fatto. Si tratta di provvedimenti che attendevano da anni l’approvazione”; la seconda, Questo Governo non deve disegnare una visione di lungo periodo… Per lo sviluppo, serve una visione di lungo periodo che solo un mandato elettorale può attribuire”.

Il premier Mario Monti.

Eccole qui, ottimamente sintetizzate dal Ministro, le ragioni per cui Moody’s ha ragione. Finora il Governo Monti, non per colpa sua, ha cercato di risalire la corrente facendo cose che avrebbero dovuto essere fatte assai prima. Ha colmato dei buchi, insomma. Opera meritoria. Ma le riforme, quelle vere, quelle che servirebbero per liberalizzare il sistema, sono un’altra cosa. Quel che si è fatto, è stato fatto tutto sulle spalle dei redditi fissi. Rendite di posizione, caste, privilegi e ingessature sono ancora tutte là.

Secondo: la “visione di lungo periodo”, necessaria per innescare la crescita, che può venire solo da un mandato elettorale. Prima delle elezioni, dunque, niente crescita. E già non è un bella cosa. Ma poi, le elezioni: con questa legge elettorale, che i partiti non vogliono o non sono capaci di cambiare? E poi: se la legge cambia, ci troveremo comunque con partiti come il PdL e il Pd, ormai ridotti alla caricatura di se stessi; se non cambia, con Grillo e i suoi proiettati verso quote di rappresentanza parlamentare da brivido.

Sarebbe da questo quadro che dovrebbe uscire, nel 2013, quando il Governo Monti uscirà di scena e si andrà a votare, quella visione di lungo periodo capace di innescare la crescita economica? Per non parlare di altri snodi politici importanti: della Regione Lombardia, con la sua crisi di vertice e l’Expo che non si sa bene che fine farà, che giudizio si può dare? Della carneficina continua di politici corrotti e ladri, che dire? Dell’evasione fiscale?

Se voi foste Moody’s, che cosa direste a un investitore? Vai, metti pure i tuoi soldi in Italia, vedrai che sarai contento. Oppure gli direste: mah, non marca tanto bene, stai prudente?

 

 

 

 

Fulvio Scaglione

Mi chiamo Fulvio Scaglione, sono nato nel 1957, sono giornalista professionista dal 1983. Dal 2000 al 2016 sono stato vice-direttore del settimanale "Famiglia Cristiana", di cui nel 2010 ho anche varato l'edizione on-line. Sono stato corrispondente da Mosca, ho seguito la transizione della Russia e delle ex repubbliche sovietiche, poi l'Afghanistan, l'Iraq e i temi del Medio Oriente. Ho pubblicato i seguenti libri: "Bye Bye Baghdad" (Fratelli Frilli Editori, 2003) e "La Russia è tornata" (Boroli Editore, 2005), "I cristiani e il Medio Oriente" (Edizioni San Paolo, 2008), "Il patto con il diavolo" (Rizzoli 2017).

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